Il Fingerstyle
Possiamo tradurre “picking” con “pizzicare” quindi se parliamo di flatpicking si intende la chitarra suonata col plettro, se parliamo di fingerpicking intendiamo la chitarra suonata con le dita. Fingerstyle è il nome corretto che si dovrebbe usare in luogo di fingerpicking.
L’articolo potrebbe anche finire qui, abbiamo detto tutto ciò che è necessario…[superemotions file=”icon_wink.gif” title=”{#superemotions_dlg.wink}”] in ogni modo forse è bene spendere qualche parola in più, tranquilli, non voglio annoiarvi con la storia di Merle Travis o John Fahey, e questo non per scarsa volontà ma proprio per scarsa competenza…voglio solo far due chiacchiere[superemotions file=”icon_smile.gif” title=”{#superemotions_dlg.smile}”]
Il fingerstyle vuol dunque dire “suonare la chitarra con le dita“, ed è proprio così, se fate un arpeggio con le dita fate fingerstyle, se suonate “Acqua azzurra acqua chiara” con le dita fate fingerstyle, se toccate per prima, sulle corde basse, la tonica dell’accordo fate più fingerstyle…[superemotions file=”icon_surprised.gif” title=”{#superemotions_dlg.surprised}”] se usate il plettro fate fingerstyle[superemotions file=”icon_eek.gif” title=”{#superemotions_dlg.eek}”] bè…qui l’ho sparata un pò grossa per veder se stavate attenti, in ogni caso in parte è vero anche questo: molti chitarristi fingerstyle usano quello che si chiama thumb pick, il plettro da pollice. Non è una contraddizione, lo fanno per meglio esaltare le parti di basso e per differenziarne il timbro. Il grande Chet Atkins era un maestro nell’usare il thumbpick: passava dalle ritmiche sui bassi a veloci assoli, usandolo proprio come un plettro, per poi tornare alle ritmiche. A me il tumbpick non piace molto, quello che esce dalla mia chitarra deve essere prodotto dai miei polpastrelli (che sia decente è poi tutto un altro discorso) perfino le unghie mi infastidiscono.
Se siete interessati al fingerstyle i tre artisti citati fino a ora dovreste cominciare a frequentarli un po’, sono i capiscuola, Merle Travis ha dato il nome al mitico “Travis Picking” che semplicisticamente vuol dire suonare col pollice un “riff” sui bassi, con indice e medio delle linee melodiche sugli alti ma eseguendo dei “normali” accordi, sulla tastiera, con la mano sinistra. Questo stile ha influenzato moltissimo i chitarristi più moderni trai quali proprio Chet Atkins…John Fahey è l’inventore dell’American Primitive, un fingerstyle che affonda le radici nel folk americano.
Vi sono altri chitarristi, più giovani (anche se ahimè non tutti vivi) dei quali è più facile reperire le incisioni rispetto a quelli citati sopra, primo fra tutti il mio preferito: Jorma Kaukonen, che a una tecnica sopraffina unisce un amore per il blues e un feeling ineguagliabili, ma anche quello che probabilmente è stato il più grande chitarrista di tutti i tempi, Marcel Dadi, o un mostro di tecnica come Don Ross, e anche Tommy Emmanuel, anche lui molto influenzato da Merle Travis, che è piuttosto coinvolgente, anche se non è tra i miei preferiti. Un altro musicista che dovreste ascoltare è Bob Broozman, che è un chitarrista travolgente che unisce musiche di tutto il mondo in quello che lui continua a definire blues. E una segnalazione per Michael Hedges, che sarebbe potuto essere lui il più grande chitarrista di tutti i tempi, se avesse provato a rimaner vivo. Michael Hedges, a onor del vero, non era una vero chitarrista fingerstyle, anzi lo era, ed era magnifico quando lo faceva, amava però molto suonare col plettro ed era sensazionale anche in questo, in barba a tutti gli ipertecnici plettrati che trovate in circolazione. Ma Michael Hedges era di più di un chitarrista acustico. Era una icona vivente, un totem, una belva da palcoscenico, tirava fuori dalla chitarra acustica suoni che nessun’altro poteva tirar fuori, avrebbe potuto entrare nei Rolling Stones e sostituire contemporaneamente i due chitarristi, il bassista e il cantante. Ci sono molti splendidi “intrattenitori” tra i chitarristi acustici, Bob Brozman ne è un esempio, ma l’unico vero e mai ineguegliato Guitar Hero acustico è stato Michael Hedges.
Ma torniamo brevemente al discorso di qualche riga fa, se discorso si può chiamare questo sproloquio, per allargare e restringere (lo vedete che straparlo? ) la definizione degli stili e generi del fingerstyle. In primo luogo rispondiamo definitivamente alla domanda più scottante: il fingerstyle è un genere o uno stile?
Qualcuno ha un altra domanda? io son mica sicuro di avere la risposta. Ascoltando l’interpretazione di Yellow Submarine suonata da un grande chitarrista in fingerstyle, e vedendo come un brano semplice possa divenire complesso e affascinante, mi vien da pensare che questo sia un genere ma se ascolto Jorma Kaukonen suonare un blues in fingerstyle mi scopro a definirlo come stile. Qual’e’ la verità? forse entrambe, forse è quello che chi lo suona vuole che sia. Per me è uno stile con cui tento di suonare il mio genere preferito, il blues.
Vi sono molti altri stili/generi, oltre al già citati Travis Picking e American Primitive.
Il “chord” è molto bello, e consiste nel suonare progressioni di accordi, con le dita, creando un’atmosfera molto “tesa” e suggestiva, è molto difficile in realtà e alcuni musicisti, soprattutto nel jazz, preferiscono aggiungerci una linea melodica che lo rende più decifrabile ma, a mio parere, meno coinvolgente.
Il fingerstyle “celtico” è piuttosto diffuso, dall’apparizione dei mitici Pentagle, in realtà è normale musica celtica suonata alla chitarra, è un genere, il celtico, appunto, così come è un genere il Ragtime che molti chitarristi fingerstyle amano suonare (piace anche al sottoscritto!)
Molti chiamano fingerpicking il fingerstyle suonato con i walking bass, o i bassi alternati, ma anche questo è solo un modo di suonare un brano, quindi uno stile.
Uno spettacolare esempio di fingerstyle è il flamenco, che ben conosciamo, che aggiunge la “percussione” al normale pizzico/strappo delle corde. È sia un genere che uno stile…
Insomma, chi suona con le dita fa fingerstyle, e se suona una cosa abbastanza caratteristica gli può anche dare un nome…[superemotions file=”icon_lol.gif” title=”{#superemotions_dlg.lol}”]
Quindi ora che ci siamo introdotti al fingerstyle, senza capirci molto, si pone un’altra domanda: con cosa suoniamo il fingerstyle? risposta: con la chitarra, quella che vi pare. Poichè il fingerstyle è di solito associato alla chitarra acustica, parliamo di Acoustic Fingerstyle e in questo caso rispondiamo: con la chitarra acustica. L’aggettivo acustico, naturalmente, è da intendersi in senso molto largo. Con le acustiche Jumbo, per esempio la Gibson J200. il fingerstyle è un vera bomba, ma volendo suonare il blues, le piccole Parlor forse sono l’ideale. Quasi tutti usano le normali Flat Top, ma è molto usata anche la chitarra resofonica, forse questo tipo di strumento è addirittura la scelta migliore, se il tipo di suono è nelle nostre corde, oltre che nelle sue. E, naturalmente, lo si può suonare con la chitarra classica. La classica? ebbene sì: conosco almeno due chitarristi che ne fanno uso, il sottoscritto e Chet Atkins. Chet Atkins suonava spesso la sua musica con la chitarra classica e quando la Gibson gli chiese di progettare una chitarra che portasse il suo nome lui inventò la famosa classica solid body, non lo dimentichiamo[superemotions file=”icon_surprised.gif” title=”{#superemotions_dlg.surprised}”]
Ma smettiamola, adesso, con le chiacchiere, e parliamo di cosa, normalmente si intende per fingerstyle.
Il fingerstyle è un tecnica per suonare la chitarra in modo polifonico, come un pianoforte. Un brano fingerstyle contiene al suo interno, di solito, una linea melodica e un accompagnamento armonico e/o una linea ritmica suonata coi bassi. In alcuni casi addirittura anche un fraseggio ritmico eseguito sulla cassa della chitarra!!! col fingerstyle in pratica, si suonano diverse parti contemporaneamente. Tutto qui.
Magari eravate davvero interessati al fingerstyle, ma quello che ho detto vi ha un po’ spaventato…magari siete andati ad ascoltare Don Ross e avete capito che non riuscirete mai a suonare così…ho una notizia per voi: quello è Don Ross, ce n’è pochi che suonano come lui. Personalmente neppure mi sogno di tentare di emularlo, ci tengo alla mia incolumità psicologica[superemotions file=”icon_wink.gif” title=”{#superemotions_dlg.wink}”] devete però sapere questo: se io suono fingerstyle potete suonarlo anche voi, molto meglio di me, perchè io sono Manodipietra e voi no. Se vi piace, se vorreste suonarlo, allora provateci, trovatevi un maestro, un metodo, applicatevi appena un po’ e i risultato vi sorprenderanno.
Prima di concludere voglio spiegarvi lo Stonehand’s Fingerstyle Method.
C’era una canzone di Francesco Guccini “un altro giorno è andato” ove la chitarra in fingerpicking era suonata dalla brava Deborah Kooperman. Ero piccolo, era accattivante e mi ci provai. Non conclusi nulla. Il secondo, traumatico, impatto col fingerpicking lo ebbi, da adolescente, ascoltando uno dei miei chitarristi preferiti, Jorma Kaukonen, manco ricordo il brano ricordo solo che pensai “questo è un marziano” e lasciai perdere.
Qualche anno dopo venni in contatto con dei “metodi”, riprovai, e lasciai perdere ancora.
Perchè lasciai perdere? semplicemente perchè erano ottimi metodi…sembra strano ma è così…
Cominciavano tutti con degli esercizi sulle corde basse, i famosi Walking Bass e pian piano portavano ad aggiungere la parte “melodica”. Tutto giusto? sì, peccato però che io e voi si sia degli esseri umani…eseguire due linee musicali distinte con la stessa mano significa sviluppare l’interdipendenza tra pollice e le altre dita e sviluppare l’interdipendeza tra il proprio cervello e se’ stesso. Insomma, come si fa? Bisogna andare in India a far meditazione trascendentale? rivolgersi a uno psicoanalista che sblocchi la parte riluttante del cervello? bisogna sacrificare tempo prezioso, anni, per esercitare l’interdipendenza delle dita?
Lo Stonehand’s Fingerstyle Method dice di non far nulla di tutto questo. Bisogna guardare al brano come un tutt’uno fatto di note basse, medie e alte e imparare a suonarlo così, senza pensare a dove le note vanno inserite realmente nel contesto del brano. Esempio: se la sequenza dei bassi prevede un mi e in la alternati occorre ignorare questo concetto e seguire le note come sono scritte sul pentagramma o l’intavolatura. Considerare il mi basso come la nota che vien prima di quelle più alte presenti sullo spartito, che potrebbero essere un re e un si, a questo punto prendere in considerazione il la basso. Non dovete cioè vedere la sequenza di mi e la bassi nella quale riuscire a inserire il re e il si alti, ma un unica serie che comprende mi, re, si e la. È un sottile metodo psicologico per liberarsi dei vincoli mentali[superemotions file=”icon_wink.gif” title=”{#superemotions_dlg.wink}”] vale come approccio allo stile, non come regola generale, quando avrete capito la tecnica riuscirete a leggere il brano come deve essere letto, separando e capendo bene le varie parti che lo compongono. Usando il piccolo trucco di Stonehand eviterete mesi di esercizio applicandovi da subito su brani veri. Unico forte vincolo: usate da subito la diteggiatura corretta! All’inizio, sappiatelo, il brano non suonerà affatto come dovrebbe, diciamo che probabilmente sarà uno schifo, un poco alla volta, però, vedrete che quando avrete metabolizzato tutte le note le dita cominceranno a suonera da sole e potrete cominciare a percepire, sempre più distintamente, la parte dei bassi distinta dall’altra, non ve ne sarete neppure accorti ma avrete sviluppato anche voi la famosa interdipendenza delle dita. I prossimi brani saranno sempre più facili finchè riuscirete semplicemente a suonare fingerpicking o fingerstyle o come vi piace chiamarlo. Suonerete proprio uguale a Chet Atkins.[superemotions file=”icon_surprised.gif” title=”{#superemotions_dlg.surprised}”]
Magari non proprio uguale…[superemotions file=”icon_redface.gif” title=”{#superemotions_dlg.redface}”]