Ho incontrato Jimi Hendrix
Parlare in modo rigorosamente coerente dei Turtles non è facile, tanto per incominciare non è ben chiaro quale genere di musica suonassero e scusate se vi sembra una scusa banale. Il loro primo successo, It Ain’t Me Babe scritto addirittura dal sommo Bob Dylan, li inserisce di diritto tra i fondatori, insieme ai Byrds, del cosiddetto Folk-Rock mentre le loro intricatissime armonie vocali li mettono in diretta e spietata concorrenza, quasi sempre vincente, con gruppi come gli inglesi Hollies o i loro amici Mamas & Papas. Si muovevano nella Los Angeles sperimentale e all’avanguardia di Frank Zappa e The Doors, quella che cercava di contrastare la supremazia della straripante e incontenibile San Francisco dei Grateful Dead, Jefferson Airplane, Quicksilver Messenger Service, Big Brother and the Holding Company + Janis Joplin, Carlos Santana e avevano il rispetto di ogni collega, nonostante si presentassero come un gruppo di bravi ragazzi, alla Beatles, che piacevano a tutti: professori, genitori, figli, nonne e zie. Qui in Italia li conosciamo soprattutto per la loro superhit Happy Together, ma prima ancora avevano già occupato le classifiche americane con canzoni forse migliori, come la già citata It Ain’t Me Babe, Let Me Be, Outside Chance, o la strepitosa You Baby, interpretata anche dai Mamas & Papas ma con risultati trascurabili e comunque di molto inferiori a quelli dei Turtles che sapevano infondere nei loro brani una energia contagiosa e incontenibile. Altre hit del gruppo furono You Showed Me, She’d Rather Be With Me e Eleanor, che in italiano Gianni Morandi trasformò in Scende la pioggia, mentre anche Happy Together godette di una versione italiana: Per vivere insieme, eseguita dai Quelli, futura Premiata Forneria Marconi.
I Turtles furono protagonisti di una lunga e bizzarra controversia legale che si trascinò per moltissimi anni, che coinvolse sette o otto manager e che costò fiumi di danaro, nel frattempo si sciolsero nel 1970, e i due leader (Howard Kaylan e Mark Volman) entrarono nei Mothers of Invention di Frank Zappa presentandosi, a causa di problemi contrattuali connessi all’uso del proprio nome di battesimo e a quello della loro band di provenienza, come The Phlorescent Leech & Eddie (da una idea di Frank Zappa), presto cambiato in un più semplice Flo & Eddie, marchio con cui ancora oggi si esibiscono associandolo al classico The Turtles, del quale sono finalmente rientrati in possesso. Su internet potete tranquillamente trovare ogni informazione che li riguardi e le raccolte dei loro grandi successi sono negli scaffali di ogni buon negozio di dischi. Prendetene una qualunque e godetevi la loro musica, miei cari 7 lettori, saranno sicuramente i soldi meglio spesi di quest’anno. Vi do’ la mia solenne parola di lupetto (o di Giovane Marmotta, non ricordo molto bene).
Ho incontrato Jimi Hendrix è una pellicola a firma Bill Fishman, arrivata nelle sale nel 2003, che fotografa i Turtles all’inizio del fiammegiante 1967 a Los Angeles e durante una puntatina promozionale a Londra. Il film, leggero e molto spiritoso, filtra i mesi immediatamente precedenti la Summer of Love, con grazia e ironia, finendo per regalarci un ritratto acquerellato e non so quanto realistico, dove i sei Turtles sono dipinti come ragazzini dolci e ingenui, con estemporanee apparizioni di personaggi leggendari (Frank Zappa, Mama Cass, Jim Morrison, Graham Nash, Donovan, Brian Jones, Moody Blues, John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr, George Harrison) simpaticamente stereotipati. Questo riduce tutto a una garbata commedia dove è estemporaneo, infantile e perdonabile anche l’uso di droghe e il Vietnam è trattato non come quella cosa orribile che fu e che causò tragedie, rivolte, repressioni e morti ma semplicemente come una sorta di naja da evitare, soprattutto per non tagliarsi dei capelli neppure tanto belli. Nel corso del film si fa riferimento agli insulti che John Lennon avrebbe rivolto a Jim Tucker, chitarrista ritmico della band losangelina, a causa dei quali egli avrebbe abbandonato per sempre la musica, l’episodio è confermato dalla voce di wikipedia in inglese relativa ai Turtles, ma ho paura che in realtà la conferma sia successiva al film e che tutto l’episodio sia da prendere con le molle.
Il culmine del momento nella storia della band californiana raccontata in Ho incontrato Jimi Hendrix, è rappresentato dal casuale, ma quasi mistico, incontro a Londra tra Howard Kaylan e Jimi Hendrix e alla (possibile) cena che ne seguì, una surreale cena a base di inquietanti omelettes agli spinaci, patatine all’aceto, massicce dosi di bourbon, infinite portate di whisky miscelato con coca-cola e misteriose sigarette dalle generose dimensioni che i due commensali si passavano con goffa disinvoltura (e se “goffa disinvoltura” vi sembra un ossimoro è solo perchè non avete visto il film). Un incontro tra due americani in terra straniera uno, Kaylan, molto famoso ma estremamente impacciato e inesperto e l’altro, Hendrix, in procinto di diventare una stella ma ancora sostanzialmente sconosciuto e tuttavia sicuro di sé e paradossalmente dispensatore di consigli per raggiungere un successo che l’altro aveva già ampiamente conquistato. Un incontro tra sogni di un futuro possibile ma non per questo probabile, pragmatismo di banalità disarmante, moda istantanea o quasi, autoreferenzialità insistente, innocenza disarmante, visioni alternative di una realtà forse già abbastanza alterata, filosofia spicciola dalla intensa profondità e la capacità di resistenza del corpo di un normale essere umano all’introduzione, al suo interno, di una gran quantità di alcool accompagnato da un bel po’ di altre schifezze che troverebbero una ben più felice collocazione nel cestino della spazzatura e che, con irresistibile forza, stanno cercando di tornar fuori per andare a finire, non necessariamente, proprio nel cestino della spazzatura.
Il finale è scontato, ma non per questo meno gradevole, intelligente e probabilmente, come tutto il resto, garbatamente canzonatorio.
Se cercate cinema d’alto livello, cari i miei 7 lettori, quello a base di firme prestigiose, piani sequenza, grandi silenzi e forti messaggi qui cascate decisamente male, se invece più banalmente vi accontentate di una storia graziosamente anticonvenzionale che nuota tra la psichedelia e la commedia e, ma sì, la poesia, zeppa di canzoni stupende e di richiami a un periodo storico e musicale irripetibile, a personaggi ormai universalmente considerati come icone contemporanee, allora solo per voi, e sicuramente per me, Ho incontrato Jimi Hendrix è un piccolo capolavoro, da vedere più volte per divertirsi ogni volta, e per riascoltare, di nuovo e di nuovo ancora, le canzoni dei Turtles che, lasciatemelo dire, sono proprio belle.