Hello Dolly!
Io non lo so mica come si scrive una recensione, dovete davvero credermi, se poi l’oggetto di questa recensione è Hello Dolly!, cioè uno dei più grandi musical di tutti i tempi, allora passo la mano, mi arrendo senza neppure provarci. C’è lì fuori qualcuno che vuole farlo al posto mio? magari uno di quei sicuri professionisti che, basandosi su un semplice e scarno comunicato stampa, è capace di scrivere qualcosa tra le 200 o le 1000 parole contenente tutto, ma proprio tutto quello che ci serve sapere: vita, opere, omissioni e riferimenti veri o falsi, esistenti o inventati di sana pianta. Per riuscire in simili performance bisogna avere grande talento, ne converrete miei cari 7 lettori, anche se questo talento non è esattamente sempre attinente al mestiere che si sta esercitando, occorre inoltre essere in qualche modo artisti, anche se di quell’arte capace di permettere ai suoi migliori esponenti di vendere il Colosseo ai soliti babbaloni e danarosi turisti.
Io non ho ne’ arte ne’ parte, sono solo un tizio che parla, anzi che scrive, su un sito di argomenti futili e occasionalmente interessanti e che per esercitare questa inutile attività usa il suo risibile intelletto e la sua raffazzonata e approssimativa cultura. La mia inettitudine è evidente: non uso il pluralis majestatis come fanno i migliori critici (“quello che ci ha colpito, in questo disco”, “lo strumento ci è arrivato in una bella custodia”, “il suono a una prima analisi non ci è piaciuto, successivi ascolti ci hanno convinto…”) e non ho mai citato qualcosa di sconosciuto persino alla Treccani o a Wikipedia. Perchè mi comporto così male? principalmente perchè il mio unico obiettivo, non avendo grazie a Dio i talenti di cui sopra, non è quello di insegnarvi a distinguere il bene dal male, cari i miei 7 lettori, ma di raccontarvi i miei punti di vista e magari, grazie a i vostri punti di vista, essere io stesso a imparare a distinguere il bene dal male.
Di conseguenza non so scrivere la recensione di Hello Dolly! e anche questa volta produrrò solo sciocchezze!
Il film discende da un omonimo e fortunatissimo musical di Broadway, Gene Kelly, mitico regista, attore, ballerino, cantante e coreografo (Un Americano a Parigi, Singin’ In The Rain) e acerrimo rivale di Fred Astaire (ma solo nell’immaginario popolare), ne curò la regia (una garanzia di successo quindi) ed è stato girato nel corso del 1969 per essere presentato al pubblico alla fine dello stesso anno. Se qualcuno di voi lettori, nonostante la data, fa fatica a dargli una precisa collocazione temporale pensi un attimo a Woodstock, ad Altamont, ai moti studenteschi con i relativi morti, al Vietnam, al sogno Hippie che si andava a infrangere conto la violenza degli anni ’70, a Janis Joplin e a Jimi Hendrix che stavano affrontando il loro ultimo anno di vita. Tutto questo con Hello Dolly! non c’entra niente e anzi, inquadrandolo nel contesto storico, possiamo pacificamente affermare che si tratta di un film reazionario, qualcosa da offrire alle famiglie con l’intento di tranquillizzarle e di rammentare loro i più classici e superficiali valori americani. Tutto concorre a questo scopo, le coreografie che spesso fan muovere i ballerini non in modo fluido ma come simpatici e buffi burattini sincopati, il soggetto eccessivamente frivolo (nulla a che vedere con “Tutti insieme appassionatamente”, tanto per fare un esempio), i set magnifici e costosissimi (si parla di 25 milioni di dollari di investimento complessivo. Nel ’69!!), i costumi e il numero straordinario di comparse. Hello Dolly! era il potere che imponeva agli americani di tagliarsi i capelli e di pensare alle cose serie, come il divertimento più infantile e facilone, e di lasciar perdere le questioni poco importanti per il popolino sciocco, come la guerra, la droga, la povertà, la musica acida, la psichedelia, la Pop Art e tutto ciò che non era stato espressamente santificato dal Presidente degli Stati Uniti d’America, Johnson o Nixon che fosse.
Ma dopo oltre quaranta anni, direi che possiamo finalmente permetterci di decontestualizzare questo film e di godercelo per quel che è, uno spettacolare musical con set grandiosi e dettagliatissimi con migliaia di comparse e coreografie travolgenti, lontane dall’arte di Bob Fosse, certo, ma molto più divertenti e coinvolgenti, con i ballerini maschi che tendono stranamente a danzare volentieri sulle punte e canzoni in sequenza serratissima, come sparate da una mitragliatrice. E che dire dei costumi? avrebbero certamente meritato l’Oscar che invece è stato assegnato al film per il suono, la musica e la scenografia, i costumi sono a mio avviso splendidi (a parte forse quello indossato da Irene Molloy/Marianne McAndrew per l’appuntamento serale all’Harmonia Gardens) curati nel dettaglio in maniera maniacale e, per quanto riguarda quelli femminili, tanto belli da rendere le donne che li indossavano sexy e seducenti al punto che mostrare un solo centimetro di pelle nuda sarebbe stato non solo inutile, ma addirittura assurdo.
E poi c’è Barbra Streisand. Il suo piccolo duetto con Louis Armstrong basterebbe da solo a giustificare la visione del film, ma non è tutto qui. E’ che lei è Barbra Streisand, talmente brava a cantare che a sentirla cantare ti fa credere che sia l’unica al mondo capace di farlo veramente, talmente bella da azzerare i nostri normali canoni di bellezza che non vorrebbero affatto farcela giudicare bella, talmente brava da cancellare dallo schermo tutti gli altri, anche un mostro di bravura come Walter Matthaw. Barbra Streisand domina l’intero film con il suo carisma prima che con la voce o la recitazione, e mentre la vedi gigioneggiare, cantare o ballare, ti rendi conto che nessun’altra avrebbe mai potuto interpretare la parte di Dolly Levi, non una Liza Minnelli, non una Julie Andrews e forse neppure una Judy Garland.
Che dire ancora su Hello Dolly! che non possiate trovare anche su IMDB, cari i miei 7 lettori? Si tratta di un superclassico e come tutti i superclassici occorre averlo visto almeno una volta nella vita, voi difficilmente potrete farlo al cinema ma con l’aiuto di un DVD player potreste farcela con una certa facilità. Purtroppo nel DVD attualmente in commercio le canzoni non sono sottotitolate in italiano, benche i dialoghi lo siano, e se non masticate l’inglese potreste avere qualche difficoltà a capirne il senso, anche se a ben pensarci il senso non è poi mica così difficile da capire. Spero che future edizioni del DVD correggano questo piccolo inconveniente. Non mi resta null’altro da fare, a questo punto, che augurarvi buona visione, sicuro che in Hello Dolly! troverete oltre 140 minuti di puro intrattenimento di gran classe.
God Bless You (…and forgive all of us)