Genealogia
Il registratore Gelosino era una meraviglia della tecnica Made in Italy prodotto dalla Geloso, presumibilmente fino al 1972 anno di chiusura dell’azienda, e reperibile facilmente anche in questi desolati tempi densi di nulla, tramite internet o nei vari mercatini dell’usato. Il mio, o meglio quello della mia famiglia, registrava splendidamente, neanche fosse un prestigiosissimo Revox, e mi regalò tantissime soddisfazioni prima di finire i suoi giorni dove non so, forse in un bidone della spazzatura oppure in uno scatolone dimenticato da qualche parte ad aspettare pazientemente l’inevitabile rinascita.
Correva l’anno domini 1974 e, in un giorno imprecisato, mi misi in testa di fare alcune prove “tecniche” con il Gelosino (ancora non possedevo un registratore a cassette) quindi lo accesi, piazzai il microfono davanti allo speaker della radio e me ne dimenticai completamente perchè ero svanito anche da ragazzino. Quando il rumore del nastro del tutto avvolto che, girando, colpiva con l’estremità il coperchio dell’apparecchio richiamò, dovunque fossi, la mia attenzione mi ricordai della faccenda, premetti lo stop, ricollegai le due bobine, riposizionai la banda magnetica all’inizio, tramite il mitico pulsante giallo quindi, dopo aver premuto quello verde ma altrettanto mitico, mi preparai all’attento ascolto del registrato con l’intenzione di verificarne la qualità. Non passò un minuto che qualcosa di incredibile mi colpì come un pugno nello stomaco, un pugno che però, stranamente, non faceva alcun male ma provocava stati emotivi assai vicini all’estasi.
Cosa diavolo era quella roba? e perchè le mie mani si protendevano spasmodicamente in direzione della chitarra nonostante la mente raziocinante consigliasse loro di aspettare almeno fino al termine della musica, se non altro per riuscire a capire che cosa stava succedendo dalle parti delle orecchie?
In capo a un paio di giorni scoprii che avevo ascoltato quello che veniva usualmente e forse semplicisticamente definito jazz-rock, che il brano in questione si intitolava Genealogia e che a suonarlo magicamente era un gruppo italiano chiamato il Perigeo. Non mi servivano ulteriori informazioni per correre a comprarmi il 33 giri e per decidere che quella sarebbe stata la musica della mia vita. Sfortunatamente non trovai mai più un pezzo così affascinante e capii presto che altri generi e stili avrebbero potuto facilmente catturare la mia attenzione e i miei favori scavalcando il jazz-rock, ma Genealogia fu il primo strumentale che decisi di tirare giù da solo (di Santana, che già suonavo, avevo gli spartiti) per imparare a suonarlo integralmente alla chitarra e, che ci crediate o no, ci alla fine riuscii! male ma ci riuscii.
Genealogia è ancora oggi, dopo oltre 40 anni, una delle mie composizioni preferite in assoluto. Ma voi, infedeli, potete anche non farvi catturare dalla sua bellezza e continuare ad ascoltare quelle solite cose che tanto amate e che considerate, a volte, sublimi e inarrivabili. Tanto a perderci sarete soltanto voi, non certo io.