Firefly Banjo Ukulele
E’ mai possibile, secondo voi, scrivere un articolo su uno strumento mai visto nè provato? non vi spaventate, mei buoni lettori, al prodigio che qui si manifesterà poichè non di prodigio si tratta, ma di flussi neuronici mal direzionati o, alternativamente (ma non solo), di precoce senilità frammista a impetuose ondate d’arteriosclerosi che galoppano via sì rapidamente quanto appaiono. Ebbene sì, voglio parlarvi, del Firefly Banjo Ukulele, uno strumento che ho visto solo in fotografia, eccone qui a destra una bella immagine frontale.
Il produttore afferma che le caratteristiche del manico sono uguali a quelle degli ukulele Flea, quindi ci troviamo di fronte a ottime meccaniche Grover, abbiamo il design tipico della paletta di tutti i Flea e Fluke e la parte anteriore del manico è piatta. Vediamo un po’ cosa significano tutto queste cose: le meccaniche montate sono l’evoluzione di quelle a frizione, sono cioè belle, old-style e hanno anche bisogno di una certa pratica, prima di essere usate nel modo più efficace, in alternativa sono disponibili, come optional, quelle “normali” che costano però ben 69 dollari!!!! la ragione di un prezzo così alto è nella tecnologia impiegata che permette di inserire gli ingranaggi necessari in una meccanica che conservi l’aspetto e la bellezza di quelle a frizione e che, soprattutto, mantenga la compatibilità con tutti gli strumenti che le usano. La sezione piatta del manico è una scelta del costruttore che non so da cosa dipende, in ogni caso i Flea hanno il corpo in materiale sintetico e forse questo ha determinato la decisione di usare un manico di questo tipo, o forse no, i manici dei Flea si suonano comunque bene e forse aiutano anche a tenere la mano sinistra nella posizione corretta. La differenza sostanziale tra il normale manico Flea e quello del Firefly è che il primo ospita una tastiera a 14 tasti in materiale sintetico (tasti compresi), con l’innesto nella cassa un po’ dopo l’undicesimo tasto, mentre il secondo ha una tastiera classica in legno con 16 tasti tutti fuori dalla cassa e inseriti in modo tradizionale. Il legno della tastiera non è ben specificato ma le foto ci fanno suppore si tratti di palissandro o di qualche essenza simile. Il legno usato per il manico è il Walnut che dovrebbe corrispondere al noce.
La parte più interessante di questo strumento è il “pot” cioè la cassa: il materiale usato è l’Acusticon che, pur avendo un nome splendido, non so cosa sia sospetto però che si tratti di qualche composto sintetico, probabilmente lo stesso usato per le casse dei Flea e dei Fluke ma, ahimè, potrei sbagliarmi. É però in legno, apparentemente sempre in noce, il rinforzo all’interno della cassa, a sezione quadrata; l’impressione , tuttavia, è che si tratti non di un semplice rinforzo ma addirittura del prolungamento del manico, infilato in una apertura nel “pot” e fermato da una parte con un tassellino di legno e dall’altra dal tailpiece o da qualcos’altro che dalle foto non si riesce a individuare. Una sorta di Neck Thru Body di elettricamente chitarristica memoria applicato al banjo. Cosa vogliono dire, alla fine, tutte queste strampalate chiacchiere, miei buoni lettori? be’, i classici banjos hanno quasi tutti un rinforzo metallico all’interno e questo rinforzo non serve per assicurare il manico ma per impedire al “pot” di deformarsi sotto la tensione delle corde o a causa delle variazioni climatiche. In questo caso essendo il “pot” in materiale sintetico, e quindi indeformabile, questa barra è usata solo per incastrare il manico allo strumento e per conferirgli un po’ id ulteriore eleganza. Almeno così credo, amici miei.
Il ponte è quello classico in acero ed ebano, per banjo, mentre il tailpiece, cioè l’attaccacorde, è in accaio e sembra molto funzionale e massiccio e quindi garanzia di un suono pulito e ben definito.
La pelle è una Remo Fiberskyn, sintetica da 8 pollici ed è accordata e fissata al pot in fabbrica, probabilmente per mezzo di colla o con qualche altro artificio, il tutto rifinito da un nastro di nylon. Questa è la parte più controversa e possibile bersaglio di critiche dello strumento, io cercherò di essere obiettivo e di vedere i pro e i contro della cosa: pur essendo sicuro che la pelle del Firefly sia accordata alla perfezione, l’accordatura di una pelle è sempre soggettiva e il non poterla modificare è piuttosto seccante, la cosa che più preoccupa è però la sostituzione eventuale della pelle stessa che in un banjo classico è facile fare da soli mentre nel Firefly probabilmente non è possibile senza l’ausilio di un tecnico specializzato. A meno che l’azienda costruttrice non fornisca in futuro utili istruzioni per il fai da te. I lati positivi di questa scelta costruttiva sono diversi, e vanno dal peso contenuto alla riduzione drastica dei costi che può permettere di offrire uno strumento di alta qualità a un prezzo contenuto. Un altro lato positivo è che l’unico intervento che il musicista deve fare su uno strumento del genere è quello di montare le corde senza doversi più preoccupare di avvitare e svitare i maledetti ganci che tendono la pelle perchè, miei buoni lettori, accordare la pelle di un banjo è si un fatto soggettivo, ma è anche uno spreco di tempo veramente inaudito.
Una recensione che si rispetti, a questo punto, dovrebbe prevedere una bella prova dello strumento ma ahimè, amici miei, come ben sapete io non ho tra le mani lo strumento e il suono posso solo immaginarmelo. I Flea e i Fluke sono strumenti sorprendenti, un condensato di tecnologia incredibile che, tramite ABS + policarbonato + un po’ di legno di vario tipo, tutto rigorosamente made in USA, genera un suono splendido a un prezzo accessibile a tutti, roba da premio Nobel e scusate se non so dirvi per che cosa. Non ho quindi motivi per dubitare che il suono del Firefly, che viene dalle stesse teste e dalle stesse mani, sia meno che stupendo, e poi monta corde Aquila! Non vedo l’ora di provarlo!!!!
Un po’ di informazioni potete trovarle sul sito del costruttore: http://www.fleamarketmusic.com/ potete acquistarlo, naturalmente, presso il nostro negozio di fiducia, il Mercatino dell’Ukulele.