Chitarra Cort Performer (Steinberger Licensed) modificata
A quanto ne so la Cort non fabbrica più chitarre headless, ne ignoro la ragione e me ne dispiace assai, guardate la mia che bellezza: hardware Steinberger che significa capotasto/attaccacorde e ponte/tremolo di gran qualità, che significa una chitarra lunga complessivamente quanto il proprio diapason, che significa massima trasportabilità, che significa un sacco di problemi eliminati in un sol colpo.
Ma non facciamo confusione e andiamo con ordine.
La chitarra risale a un periodo che va dall’85 al ’90, non ricordo bene, e fu presa per le ragioni esposte pocanzi cioè la trasportabilità e la conseguente possibilità di portarsela ovunque, era infatti fornita, tra i primissimi strumenti all’epoca, di una borsa imbottita e dotata di tracolla per poterla avere con sé anche in caso di spostamenti in bicicletta o in motorino.
Il capotasto è il classicissimo Steinberger di una volta, di quelli che obbligavano all’utilizzo delle corde con il doppio pallino e non come quelli moderni che permettono anche l’uso di corde normali, andando più giù scopriamo che esistono due ganci per tracolla, sul fondo, pensati per poter variare l’inclinazione della chitarra, suonandola in piedi, o in funzione di musicisti mancini. Proprio lì vicino c’è il leggendario ponte Steinberger nella versione con le sellette dotate di intaglio e non di rotelline. Sostanzialmente, al di là del prezzo molto superiore nelle seconde, i due tipi si equivalgono a meno che non si sia dei virtuosi del bending (sei/sette semitoni), in tal caso l’intaglio potrebbe essere assai più traumatico della rotellina per la corda. Le sellette sono regolabili in altezza e in distanza e la leva del vibrato può essere inserita in due fori diversi per permettere un utilizzo confortevole anche ai mancini o per un approccio alla Hendrix, fate voi. Questo ponte è davvero fantastico, è massiccio e dà la possibilità di essere bloccato o sbloccato senza differenze di intonazione grazie al geniale uso della rotellona che ne permette la regolazione fine.
La tastiera è in buon palissandro e ha un leggero raggio di curvatura simile a quello adottato per le Fender Stratocaster e i tasti, né piccoli né grandi, sono applicati e rifiniti molto bene. E’ piuttosto difficile dire con che legno è costruito il resto, a giudicare da quel che si vede dai fori delle viti potrebbe essere mogano o qualcosa di assai simile, la chitarra è comunque, relativamente alle piccole dimensioni, piuttosto pesante quindi anche l’uso del frassino non è da escludere. La verniciatura, nera, è perfetta e anche a distanza di molti anni non presenta alcun segno dovuto al tempo, un altro punto a suo favore.
L’elettronica è formata da due pickup humbucker Powersound un selettore a tre vie, volume e tono. I Powersound non so da chi fossero fabbricati, credo dalla stessa Cort e la loro caratteristica principale era ed è ancora una potenza di fuoco inaudita, molto adatta per ritmiche metal e per mandare in distorsione anche l’amplificatore più riottoso a farlo.
Questa è una chitarra divertente da suonare e che permette un facile controllo delle corde, qualunque cosa si voglia fare con esse, dal bending più accurato, all’hammer on, al pull off. Si presta bene anche a essere suonata con le dita e anche se alla fine si tratta di uno strumento considerato, ai tempi in cui veniva prodotto, economico, non sfigurerebbe affatto tra le mani di un professionista o in contesti più prestigiosi del mio studio casalingo.
Recentemente le manopole hanno cominciato a produrre fruscio così, approfittando dei lavori illustrati nell’articolo sulla Guendalina Guitar ho pensato di sostituirli e li ho comprati senza prima guardare cosa c’era nello scasso posteriore dello strumento. C’erano potenziometri mini, diversi da quelli nuovi in mio possesso e, poichè non mi andava di tornare al lontano negozio, ho deciso di arangiarmi con quello che avevo.
Se avete letto l’articolo citato sopra sapete già che non mi piace il controllo del tono quindi era scontato che lo eliminassi in favore di un invertitore di fase ma avevo fatto i conti senza l’oste perchè, dato lo spazio ridottissimo era impossibile inserirlo al posto del tono dal momento che avrebbe fatto contatto con la presa jack e anche invertendo le posizioni si presentava il medesimo problema perchè il potenziometro standard in mio possesso impediva alla presa jack di essere inserita. L’unico spazio utilizzabile era quello del volume, quindi ho deciso di lasciare il controllo di tono scollegato e cambiare solo quello del volume.
Nell’articolo dedicato alla Guendalina Guitar, se vi ricordate, si parlava di una sua incarnazione con sei pickup, di cui tre ancora utilizzati e tre desaparecidos. I tre desaparecidos in realtà sono sempre stati ben custoditi e poichè io non sono un grande estimatore degli humbucker ho deciso di provare ad adattarne due sulla Cort (tenendo il terzo per un progetto di cui vi parlerò in seguito). I tre pickup dei quali vi sto parlando sono, come gli altri, Fender anche loro ma avendo perso le scatole originali (risalgono ai primi anni ’80) non saprei dirvi di che modello stiamo parlando, differiscono tra di loro in quanto i primi hanno un magnete in evidenza, e ricoperto, nella parte posteriore mentre i secondi no.
Ho quindi rimosso i due potentissimi humbucker e al loro posto ho sistemato i single coil Fender e, con tutta la mia notevole incapacità, lo spazio ridotto e la mia vista andata mi sono accinto a rifare l’impianto elettrico. Come potete vedere dall’immagine allegata il risultato voluto è stato raggiunto ma a costo di molte prove e migliaia di imprecazioni assolutamente adatte a un pubblico ampio e appartenente a ogni fascia di età (“vacca puzza”, “miglio marzolino” ecc.). La ragione della immane fatica, come già detto, è da addebitarsi allo spazio ridotto ma anche a una certa refrattarietà del potenziometro a essere stagnato sul dorso, circostanza che mi ha spinto ad aguzzare l’ingegno e a trovare qualche ardita soluzione.
Probabilmente i più pignoli di voi obbietteranno che esteticamente il lavoro lascia molto a desiderare e che avrei dovuto chiudere gli scassi grandi dei pickup e realizzarne di più piccoli e adatti ai single coil, ma io obbietto che essendo la chitarra verniciata anche nella parte interna, con i single coil bianchi e lo spazio intorno nero, ha una sua nuova bellezza. Per dare al tutto un tocco di bizzarria extra ho sostituito la manopola del volume con una color ambra, mentre ho lasciato al tono (inattivo) quella originale nera.
Il suono è meravigliosamente Fender e questo è un’altra freccia nell’arco della teoria che attribuisce a questa chitarra il corpo in frassino. Il pickup al ponte farebbe la gioia di Eric Clapton per quanto riguarda gli assoli mentre quello al manico è grosso e potente. Entrambi contengono tutte le sfumature Fender che potete immaginare e non è difficile da credere perchè, come i loro cugini usati sulla Guendalina Guitar, sono delle piccole meraviglie Vintage che dopo 32 anni suonano ancora con una perfezione indescrivibile.
Cosa posso dirvi ancora? Sono estremamente felice di questa modifica perchè a una chitarra maneggevole e molto suonabile ho aggiunto il suono che amo di più. Non mi resta che suonarla fino allo sfinimento.