Catwoman

Io sono un marvelliano. E’ un fatto palese, una verità assoluta che è del tutto inutile, se non addirittura ridicolo, cercare di dimostrare. Proprio come lo è il cielo azzurro, le nuvole bianche che si tingono di grigio quando sono gonfie di pioggia, l’erba verde e il mare pieno d’acqua. Sono un marvelliano di ferro, convinto e fors’anche militante, al punto che quando mi capitano tra le mani fumetti d’altri editori son costretto a far finta che non mi piacciono, per mantenere una certa coerenza davanti al giudizio altrui e soprattutto davanti a quello di me medesimo, che è il più duro da digerire. Esistono è vero delle deroghe, certe cose Top Cow, per esempio, e altre di Adam Warren, ma sono la classica eccezione che conferma la regola: io sono un marvelliano, punto e basta.
Non ricordo esattamente in che anno scoprii i fumetti Marvel Comics, accadde però qualche tempo dopo che l’Editoriale Corno ne cominciò la pubblicazione quindi, facendo qualche sommario conticino, intorno alla metà del 1970. In quei tempi lì capitava che i distributori reimmettessero in circolazione riviste e albi invenduti infilandone un bel po’ (a volte anche una decina) in capienti buste di nylon e riconsegnandole alle edicole che le vendevano a prezzi stracciatissimi che potevano oscillare dalle 50 alle 100/200 lire. L’edicola di via Gorizia aveva sempre parecchie di queste buste e fu dopo che ne ebbi acquistata una che mi toccò tornare per acquistarne molte altre: all’interno, tra fotoromanzi e cruciverba assai meno interessanti, trovai ben due numeri dell’Uomo Ragno e siete in grado di capirlo benissimo da soli che era impossibile riuscire a resistere al desiderio di averne altri. Capitò così che, grazie alle famose buste “economiche”, nel giro di pochi giorni mi misi in pari con l’uscita in edicola non solo dell’Uomo Ragno, ma anche con quella dell’Incredibile Devil (in seguito arrivarono anche il Mitico Thor e i Fantastici Quattro) iniziando così un rapporto che, con le dovute fasi alterne, dura ancora oggi. Se siete collezionisti e vi si è accesa una luce negli occhi al pensiero del valore corrente di quegli albi, spegnete pure quella luce: non li ho più. Li ho venduti durante una fase down del rapporto realizzando un guadagno praticamente inesistente.
Ovviamente prima dei supereroi Marvel ci sono stati altri fumetti che vado a elencare in ordine sparso: quelli Disney, amati tuttora, in particolare i paperi, con Paperino in testa e con una particolare simpatia per l’Amelia di Carl Barks sì, proprio lei, “la strega che ammalia”, disegnata con in mente le fattezze della nostra Sophia Loren nazionale e che quindi aveva tutte le carte in regola per ammaliare, senza mezzi termini, grandi e piccini. Mi piaceva anche Paperetta Yè Yè personaggio che puntava dritto dritto verso la modernità, come tutti gli anni ’60. Fu in una sua storia pubblicata su un Almanacco Topolino, mi pare, che la famosa cantante beat Gatty Crava, intenta ad aggiustar qualcosa, non si avvedeva della linea tratteggiata che andava dal suo sedere all’occhio di Paperino proiettando il fumetto verso gli anni ’70 e il suo autore probabilmete verso qualche grattacapo.
Mi piacevano Pugacioff e Tiramolla, più il primo del secondo, Capitan Miki e Blek Macigno (più il secondo che il primo) e poi, naturalmente, i supereroi della DC Comics in particolare Batman e non disdegnavo di leggere gli albi di Nembo Kid, il nome con il quale veniva chiamato Superman in Italia, anche se fin da allora avevo dentro di me la sensazione che questi personaggi fossero tagliati un po’ con l’accetta e che di conseguenza non molto coinvolgenti, almeno per me.
La carta vincente dei supereroi Marvel, rispetto ai concorrenti della DC, fu quella di portare in primo piano il quotidiano dei protagonisti, quando non indossavano la maschera, e i loro problemi personali che erano assolutamente simili a quelli di tutti gli adolescenti del mondo i quali, in un attimo, si identificarono. Eroi che fossero, antieroi o criminali tutti i personaggi Marvel, avevano mille e mille sfaccettature differenti e sembravano reali, mentre quelli DC non avevano sfaccettature e quindi sembravano falsi. In tutto questo discorso sulla credibilità dei personaggi dobbiamo tenere presente che stiamo comunque parlando di gente invulnerabile che emette raggi dagli occhi e vola, e che il riferimento è a un epoca passata in quanto gli eroi DC si sono evoluti, col tempo, divenendo anche loro complessi e attraenti come quelli della concorrenza. In ogni caso, anche se forse non è stata una ispirazione diretta per Stan Lee, l’autore di tutti i primi supereroi Marvel, io credo che il primo personaggio dei comics dalla personalità piuttosto articolata è stato inventato dalla DC Comics, è sempre stato il mio preferito e lo è ancora oggi, nonostante io sia un marvelliano di ferro: sto parlando di Catwoman.
Con il trascorrere del tempo oltre che una virtuosa della frusta e del furto, Catwoman è divenuta un’atleta, un acrobata e una lottatrice capace di tenere testa perfino a Batman, ma in origine era solo Selina Kyle, una ragazza dedita ai raggiri e alle truffe con il fine di aumentare il proprio gruzzoletto di risparmi che si imbattè disgraziatamente/fortunatamente nel Cavaliere Oscuro il quale, nonostante tutta la sua integrità morale, si fece volentieri irretire dalla bellezza della ladra, lasciandola fuggire e dando così inizio a un rapporto complesso, sofferto e continuamente in divenire.
Presto Selina metterà su una maschera da gatta, ma per molti anni non rinuncerà al femminile abito lungo che, a causa dei suoi volteggi sopra i palazzi di Gotham City, non riuscirà mai a nasconderle le gambe, fonte di turbamento per i suoi nemici e magari anche per i lettori. La prima e più letale arma di Selina/Catwoman è sempre stata la sua incredibile bellezza, capace di fare esitare anche il più agguerrito dei nemici, perfino il Cavaliere Oscuro, sempre indeciso tra lo sbatterla in galera o condurla all’altare. Nel periodo hard-boiled del suo fumetto, per chissà quale ragione, il lato ammaliante di Catwoman passò in secondo piano, la sua figura si fece più rigida e fu infilata in una tuta che sembrava quella di un sommozzatore, più che di un ladro, spogliando il carattere di una delle sue caratteristiche più divertenti. Quel periodo, caratterizzato comunque da storie molto belle, finì e la nostra gatta tornò a volteggiare voluttuosamente sui cieli di Gotham City, in cerca di cose da rubare e imbecilli da ammaliare o, al limite, da gonfiare di mazzate.
Lei lo nega a spron battuto, affermando di indossare un semplice costume ma contro le sue affermazioni ci sono tantissime prove, non ultime le impressioni ricavate da Bat Girl, durante il loro primo, memorabile, incontro/scontro: Selina/Catwoman è proprio una gatta o, come a volte viene chiamata, una Felina Fatale. Soffia se arrabbiata, fa le fusa quando parla, è elegante, sonnacchiosa a volte, più rapida del fulmine altre, completamente imprevedibile e inaffidabile, autonoma e senza padroni, meno che meno Bruce Wayne/Batman che in più di una occasione non ha potuto evitare di assaggiare i suoi artigli affilatissimi. Catwoman è una mezza Robin Hood, che ruba ai ricchi e ai criminali per dare a se stessa, ma questo non deve far credere che sia avida e affamata di ricchezze, lo fa semplicemente perchè le piace farlo, perchè non resiste al fascino dei gioielli e proprio come un gatto è istintiva e proprio come un gatto qualche volta non riflette attentamente su quel che sta per fare e finisce per cacciarsi in guai che mai si sarebbe aspettata di incontrare e che il più delle volte la portano a scontrarsi contro pittoreschi criminali o con l’Uomo Pipistrello e in quest’ultimo caso nessuno sa come la cosa potrà finire: calci, pugni, frustate e graffiate o abbracci appassionati, si sa solo che Batman non cercherà di arrestarla perchè, nonostante ogni tanto cerchi di dimenticarla fidanzandosi con questa o quella, Catwoman rimane il vero amore della sua vita.
Catwoman non ha superpoteri, oltre alla sua preparazione fisica e alla sua intelligenza e non è certo una supereroina, è semplicemente una ladra di classe superiore che vive in una città piena di tipi strani che sono inseguiti da un tizio vestito da pipistrello, e tutta questa gente le capita continuamente tra i piedi mentre lei tenta semplicemente di fare il suo lavoro. E’ una criminale capricciosa, sempre pronta a tirare qualche brutto scherzo ai suoi alleati e anche facile a menar le mani, ma dotata di un cuore d’oro che non le permette di sopportare le ingiustizie verso i più poveri e indifesi e che spesso la proietta dall’altra parte della barricata, insieme ai buoni sì, ma sempre per combattere battaglie specifiche, non certo per ideali o in nome di una qualche giustizia che alla fine serve solo i ricchi e mai i più miserabili. Questo è proprio uno dei maggiori contrasti che intercorrono tra lei e l’Uomo Pipistrello, oltre al fatto che lui vorrebbe che diventasse onesta: Batman vola alto e quasi non si accorge dei derelitti, delle prostitute, della gente ai margini e se Selina può fingere di essere anche lei una dama del Jet Set interessata solo a cose futili, Catwoman proprio non ci riesce ed è sempre disposta a mandare a monte un furto da milioni di dollari per correre dietro a qualche mascalzone che ha picchiato un piccolo mendicante o una tossica e dargli una sonora lezione, divenendo così davvero una Robin Hood, anche se del tutto involontariamente e dimostrando di essere, nonostante la lunghissima serie di reati compiuti nel corso degli anni, d’animo assai più nobile del Cavaliere Oscuro.
Le origini della nostra anti-eroina sono state scritte e riscritte più e più volte con il risultato finale di renderle sempre più incerte e confuse, l’ultima versione la vuole addirittura italiana, nata a Roma da una famiglia criminale, ma non dobbiamo sperare che si tratti di quella definitiva: il character, come quasi tutti gli altri, viene periodicamente rinnovato e nell’operazione qualcosa si perde sempre o viene accantonata in favore di novità più allettanti. La mia Marvel, conscia della bellezza di questo personaggio, ne ha inserito uno del tutto simile nel proprio universo supereroistico, chiamato the Black Cat non ottenendo però i risultati sperati, anche perchè era obbiettivamente impossibile cercare di superare il modello e si è trattato in fondo di un omaggio alla meravigliosa creazione della concorrenza che, personalmente, ho apprezzato e gradisco molto nelle sue fugaci apparizioni, quasi sempre sulla testata dedicata all’Uomo Ragno.
Catwoman, negli ultimi anni, ha goduto di tre trasposizioni cinematografiche, l’ultima in ordine di tempo (2012) è stata The Dark Knight Rises (Il Cavaliere Oscuro-Il Ritorno) ove Anne Hathaway ha dato una bella interpretazione del personaggio, moderna, incisiva e sufficientemente particolareggiata. Nel 2004 è stata la volta di Halle Berry alla quale è stato chiesto di interpretare una Catwoman non basata su Selina Kyle ma su una certa Patience Phillips pur non discostandosi troppo, alla fine, dal character a cui siamo abituati. Il risultato finale ha ricevuto moltissime critiche che io non condivido perchè il film è comunque godibile e fatto bene. Ma chiunque decida di indossare i panni della nostra gatta, sul grande schermo, deve confrontarsi con quella, per quanto bionda anzichè mora, che Michelle Pfeiffer
regalò agli spettatori nel 1992, nell’opera di Tim Burton intitolata Batman Returns che tutti voi dovreste avere nella vostra videoteca, razza di infedeli! la Pfeiffer diede vita alla Catwoman che noi appassionati avevamo sempre immaginato: felina, ladra, svitata, umorale, amorale, lunatica, affascinante, elegante, provocante, sinuosa, sexy, arrabbiata e letale, una Selina Kyle che sarà difficilissimo eguagliare in futuro, per nostra disgrazia e a perenne gloria dell’attrice americana.
Con qualche doverosa eccezione il mondo del fumetto supereroistico è piuttosto misogino e mentre i personaggi maschili, per quanto scialbi e poco sfaccettati, resistono sempre, quelli femminili vengono cancellati o accantonati a cuor leggero. Faccio un esempio da marvelliano riferendomi a un gruppo di pubblicazioni molto importanti, quello degli X-Men: una figura debole e poco amata come Ciclope è sempre stata mantenuta in vita, arricchita e resa elemento centrale di un numero sconfinato di storie mentre sua moglie, Jean Grey, eroina caleidoscopica e amatissima dai lettori è stata eliminata allegramente per motivi tutti da capire. E che dire di Sage, altra X-Woman, dalle potenzialità illimitate, piena di chiaroscuri e degna di una testata tutta sua? Sage è stata usata qua e là, di tanto in tanto, preferendo raccontare storie maschili, non sempre interessanti. Catwoman è stata più fortunata di Sage, ma non così tanto: ha avuto serie regolari sue, ma che non sono mai durate troppo. Periodicamente però le sue serie rinascono e in un universo tutto orientato al maschile è un fatto quasi straordinario, che dimostra la validità del personaggio e l’amore che i lettori nutrono nei suoi confronti.
E voi, miei cari 7 lettori, cosa aspettate a correre in fumetteria? Catwoman vi sta aspettando proprio lì.
Yeahh!!!!!!
Elisa Rocchi, con questo mi sono o no guadagnato la tessera del Club del Fumetto?