Cado dalle nubi
Cado dalle nubi è una storia di crescita/non crescita e di mancato riscatto di chi non ha alcuna necessità di essere riscattato, è una storia di musica un po’ bizzarra ed è anche un bell’esempio della nuova commedia disimpegnata all’italiana, quella che fa riferimento all’Arcidiavolo di Ettore Scola piuttosto che a Brutti Sporchi e Cattivi dello stesso Scola. Oppure, per stessa ammissione del regista Gennaro Nunziante, ci troviamo nei dintorni di un certo Alberto Sordi ma non, aggiungo io, di Carlo Verdone i cui personaggi hanno sempre una certa profondità, e forse drammaticità, che qui proprio non c’è.
La mia frequentazione del tubo catodico è limitata ai TG, e per quello che mi riguarda è addirittura eccessiva, quindi non ho mai conosciuto il personaggio televisivo: Checco Zalone l’ho incontrato per la prima volta sugli scaffali di un grande magazzino e l’ho portato a casa perchè era in offerta speciale e avevo voglia di vedere qualcosa di divertente e rilassante. Debbo anche confessarvi che non sono uno che ride facilmente, guardando un film, anzi credo di avere riso per l’ultima volta a una battuta dal grande schermo che eravamo ancora negli anni ’60. Sono uno snob pseudointellettuale alquanto pretenzioso e mi servono ingredienti particolari per lasciarmi andare, l’intelligenza in primo luogo, ma non troppa perchè altrimenti si finisce come il Woody Allen penultimo, sì proprio quello che ha preceduto l’ultimo e che, quando si lanciava in una commedia, ti faceva venir voglia di tagliarti le vene. Non che l’ultimo Allen sia tanto più ameno del penultimo, ma almeno ho l’impressione che abbia finalmente capito di aver buttato via, in passato, un bel po’ di tempo e parecchi chilometri di pellicola. Mi servono, per divertirmi, battute fresche e veloci, ma non grasse e zeppe di volgarità o con smaccati riferimenti sessuali, come capita un po’ dappertutto, dai cinepanettoni all’ultimo e penultimo Allen. Ho bisogno di situazioni particolari, ma non così tanto ingarbugliate o imbarazzanti da rendere accessoria l’interpretazione dell’attore, serve semplicità, insomma.
Cado dalle nubi mi ha fatto ridere dall’inizio alla fine e questo mi ha sorpreso non poco, credetemi, non speravo sicuramente in tanto. Agli autori della pellicola è bastato inserire in un determinato ambiente (o in determinati ambienti) un personaggio estraneo e senza una reale capacità di analisi del mondo esterno per trasformare in divertentissime gag circostanze consuete e banali e farmi trascorrere una serata allegra e serena.
Il film fa ridere perchè è scritto benissimo, con in mente la più classica commedia all’italiana, con un protagonista intelligentemente straripante e comprimari brillantemente stereotipati e perchè Luca Medici, alias Checco Zalone è un artista con talento da vendere e dalle potenzialità illimitate.
Tra i contributi speciali del DVD si può trovare una interessante teoria di Gennaro Nunziante, secondo la quale Checco Zalone è un personaggio che non paga dazio alla realtà perchè ne ha una tutta sua nella quale attira gli altri, il riferimento al già citato Alberto Sordi di Un Americano a Roma è evidente e riconosciuto, ma io non sono sicuro di condividere questa analisi… Checco Zalone potrebbe semplicemente essere un personaggio che si muove nella corretta realtà mentre tutti noi sgomitiamo in una parallela o addirittura completamente immaginaria, in stile Philip K. Dick, una realtà artificiale fatta di stress, di problemi autogenerati, di verità alternative imposte da politici-fantoccio e da media corrotti. Siamo seri una volta per tutte e guardiamoci negli occhi: un PIL che deve aumentare costantemente può essere un valido termometro delle condizioni in cui versa uno stato? la crescita non può essere illimitata e prima o poi deve arrestarsi, perchè gli abitanti di un paese sono quelli che sono, così come le loro risorse e i loro bisogni, e possono consumare solo quello che riescono a consumare. Quando la crescita del PIL si arresta è sensato dire che è sopravvenuta la crisi? una nazione ricca nella quale non c’è più povertà e che non può esportare e produrre di più può essere in crisi? Che genere di società si da’ dei modelli e delle regole così sciocche se non una società immaginaria?
E in un paese nel quale i responsabili di un tracollo economico/sociale si propongono con successo come gli unici in grado di risolvere il guaio che hanno provocato a causa della loro inadeguatezza, vive nella realtà o in qualcosa uscito fuori dai libri di Tolkien? un paese dove la coerenza tra quello che si dice in campagna elettorale e quello che si fa dopo è stigmatizzata anzichè apprezzata (“non siamo più in campagna elettorale, onorevole, parliamo di cose serie”) è collocato nella giusta realtà o in una rappresentazione goldoniana di essa? E’ Checco Zalone a vivere in una realtà alternativa o siamo noi, poveri imbecilli, con tutte le cose che ci beviamo dalla televisione controllata dai politici, dai giornali manovrati dai gruppi industriali, dai telegiornali che montano servizi incentrati sui commenti nei blog o nei social forum che equivalgono pressapoco alle scritte nei cessi?
Io credo che Checco Zalone, in questo film, veda le cose per quello che sono realmente e di conseguenza sconvolga i comprimari non abituati alla sincerità, all’innocenza e alla semplicità. Proprio come noi, schiavi di un mondo preconfezionato, che ci facciamo instillare bisogni e necessità in serie, che diamo per scontate cose che ci vengono mostrate come scontate senza la capacità di approfondire, di interrogarci, di interrogare, di negare le verità che ci è imposta. I comprimari di Checco Zalone siamo noi, ridicoli e pieni di paure, di convinzioni insensate, truccati per vivere, piccoli e spettatori paganti della furbizia altrui.
La musica in questo film è semplicemente sbalorditiva e dimostra il grande talento di Luca/Checco come autore, oltre che come cantante, chitarrista, pianista. I brani non sono solo divertenti ma godono di una scrittura eccellente ed entrano immediatamente in testa come veri instant hit, quando eseguiti nella loro struttura di canzone, e sono incredibilmente efficaci quando svolgono la tipica funzione di “colonna sonora” all’interno della storia, con le loro melodie gradevoli e accattivanti.
Sono davvero convinto che da un film non ci si possa aspettare di più di quello che offre Cado dalle nubi: un sano divertimento adatto ai grandi e, con qualche accorgimento, anche ai piccoli, tante risate per una volta non provenienti dalla pancia ma forse addirittura dal cuore, musica, dialoghi scintillanti, attori brillanti e simpatici, una regia intelligente, capace di prendere il meglio da ogni singolo attore e di valorizzarlo al massimo e infine un protagonista dalla simpatia disarmante che, per farmi bello e competente esattamente come fanno i tizi in TV, potrei far discendere da un nome a caso, uno fico, per esempio Buster Keaton ma che forse ricorda solo l’Adriano Celentano degli esordi come attore, quello di Serafino, Rugantino, l’Emigrante, Le cinque giornate. Un Celentano magnifico come potrebbe diventarlo Checco Zalone, se lo volesse.