Amy Jade Winehouse
Non siam razza d’artista
nè maschere da gogna
e chi fa il giornalista si vegogna
(Francesco Guccini, Gli amici)
Confesso di non conoscere bene Amy Winehouse, non farò quindi come quelle orride persone che, rivolgendosi alla gente dai tele/giornali e fingendo di sapere di cosa stanno parlando, tentano di scavare nel torbido per attivare l’interesse di massaie distratte o che cercano frasi poetiche, e spesso senza senso, per commemorare qualcuno per il quale non hanno mai avuto il benchè minimo interesse o rispetto. Io spero di essere diverso da Quella Gente.
Non conoscevo bene Amy Winehouse per via di una scelta “culturale” che feci qualche anno fa e cioè di tornare indietro verso le mie radici musicali, sia quelle italiane che quelle anglo-americane, lasciando perdere tutto il resto. Lo sapete no? quando si cammina guardando indietro è facile vedere arrivare la gente, oppure le novità, ma quando quel che ti rincorreva ti ha superato non lo vedi più, a meno che non ti rigiri e riprendi a camminar diritto. Di ciò che ti ha sorpassato ti arrivano solo echi indistinti, chiacchiere, servizi del telegiornale, foto di rotocalchi, qualche canzone alla radio.
Di Amy Winehouse mi piaceva molto la voce, anche se negli ultimi tempi, secondo il mio opinabile giudizio, non era più potente e suadente come all’inizio, bisogna però considerare la possibilità che questa impressione sia dovuta agli arrangiamenti, o a una produzione, non sempre azzecati. Ecco, gli arrangiamenti non mi piacevano… a mio parere non erano per nulla all’altezza della voce, splendida e caldissima, che Amy possedeva, e avevo pure qualche dubbio sulla scelta delle canzoni, tutte di ottima qualità sì, ma senza quella “botta” che ogni grande interprete femminile ha almeno una volta nella carriera. Per botta intendo quella canzone fulminante che “spacca”, che magari è solo pop di media qualità, ma che fa drizzare le orecchie a tutti quanti, a prescindere dai propri gusti musicali. Quella canzone che letteralmente inchioda l’interprete nell’olimpo dei grandi. Quello che fu “Without You” per Mariah Carey, per intenderci, o “My Heart Will Go On” per Celine Dion o l’intero album “Come On Over” di Shania Twain. Ma ve l’ho detto, non conoscevo bene Amy Winehouse e quel che scrivo lascia il tempo che trova, sono le impressioni di un profano, sciocchezze… oppure è anche possibile che a lei non interessasse questa strada, probabilmente aveva deciso di seguire una via differente, più lenta, ma che l’avrebbe poi portata a sedere, idealmente, vicino a Diana Ross, Artetha Franklin, Etta James. O forse, ma questo l’ho capito abbastanza tardi, non curava la sua carriera bene come avrebbe dovuto perchè aveva cose molto più serie per la testa.
Fino a un secondo prima della sua morte i media ci dipingevano Amy come una sballata sì, ma lasciando intendere che forse si trattava di merchandising, di un modo come un altro di vendere un prodotto. Mettevano Lady Gaga di là, descrivendocela come un mix moderno tra Elton John e i Tubes e poi sistemavano Amy Winehouse di qua, spiegandoci che era la versione femminile della fusione tra Keith Richards e Jim Morrison. Su entrambe sono stati versati fiumi di parole completamente inutili e chi l’ha versati ha fatto disonore al proprio lavoro che dovrebbe essere quello di informare e non quello di intrattenere o “fare colore”. Quella Gente si è stupita assai accorgendosi che Lady Gaga è davvero capace di suonare, quasi il suo mestiere non fosse quello della musicista, e probabilmente non si è mai accorta che la Winehouse sapeva davvero cantare. Quella Gente, orribile, si è affannata a raccontarmi la parabola discendente che ha portato Amy a diventare un povero mucchietto di ossa, mi ha sussurrato di “problemi mentali” e poi ha usato quella frase… quella frase davvero insopportabile che si è incisa sul portafoglio per potersela ricordare meglio, e che usa ogni volta che si trova davanti
a una persona con qualche problema, qualunque genere di problema: “micidiale cocktail di droghe, farmaci e alcool”. E dopo aver pronunciato questa solita, ignobile, frase, mi ha strizzato l’occhio dicendomi “non ti preoccupare, è tutta scena”.
Ci fu un concerto, tempo fa, in cui Amy cadde, sul palco e si rialzò a fatica e che fu descritto come il suo ennesimo “numero”. Se si isola il fotogramma nel quale un membro della band le porge la mano, per aiutarla ad alzarsi, si riesce a capire quasi tutto. Lei si aggrappa a quell’uomo gigantesco e lo guarda con una espressione di paura, ma non quella paura cieca che può avere una persona che ha abusato di stupefacenti, lo guarda con la paura che hanno i bambini quando si svegliano da un brutto sogno, ancora non sicuri che fosse solo un sogno, quella paura che può sparire solo tra le braccia della propria mamma o di una persona buona, di qualcuno disposto a regalare, in cambio di niente, un po’ di semplicissimo amore. Se avesse guardato quel singolo fotogramma, Quella Gente si sarebbe data una calmata e, per esempio, in occasione del concerto di Belgrado, non si sarebbe scatenata in ogni tipo di cattiveria e crudeltà. Non lo avrebbe fatto perchè avrebbe capito che Amy, da sola e senza l’aiuto di nessuno, stava cercando di trovare il proprio posto in questo mondo di merda. E forse Quella Gente avrebbe anche capito che questo mondo non è certo di merda per colpa di Amy Winehouse e che, anzi, con la sua musica lei cercava di renderlo migliore.
Voi che, con malcelata vanità, vi descrivete di volta in volta come “addetti ai lavori”, “musicofili”, “musicologi”, “cronisti”, “critici”, “esperti”, “bloggers”, “anchor man/woman” e addirittura “giornalisti”, sto parlando proprio a voi, ladri di sogni altrui, inetti, avvoltoi, venditori di patacche e fumo, belve assetate di sangue e “abbaialuna” come vi chiamerebbe Francesco Guccini, ditemi un po’, ma cosa c’era di così eccitante in una ragazza che soffriva? quale parte del suo stare male faceva stare bene voi? voi che siete i primi a inginocchiarvi la domenica a messa e poi dai vostri giornali . televisioni e analoghi mezzi di trasporto vi riempite la bocca nello spiegarci le parole del Santo Padre, vi siete dimenticati che Gesù Cristo vi ha lasciato detto di non fare agli altri quello che non vorreste facessero a voi stessi? ma ditemi, cosa vi aveva fatto di male la povera Amy? Ma siete così sicuri che fosse lei ad avere problemi mentali e non invece voi? Lei faceva del proprio meglio, siete voi invece che avete sempre fatto del vostro peggio.
Adesso che l’avete ammazzata siete contenti?
Lei, maledetti, stava in un posto, nell’arte, che voi non potete neppure immaginare come sia o dove si trovi, e adesso è in un posto che voi non potrete mai raggiungere, perchè brucerete all’inferno per l’eternità oppure, se il diavolo sarà mosso a compassione, galleggerete nello stesso fango e nella stessa merda nel quale avete affogato la vostra coscienza.
Da parte mia so di non conoscere bene Amy Winehouse, il perchè lo sapete, cari lettori: i miei interessi musicali vanno in un’altra direzione, e poi forse sono svanito e non così competente come cerco di far credere in giro ma, se me lo permettete, cercherò di conoscerla meglio d’ora in avanti. Ne parlerò ancora, ma senza fretta, non va mica da nessuna parte: i grandi artisti non muoiono mai.
God Bless You (and forgive all of us)
http://actress.altervista.org/wordpress/?p=5637
Mi è venuta voglia di ripresentare questo articolo…
non riesco a beccare il link specifico dell’articolo per condividerlo. Se ci fosse, potreste mandarmelo?
commovente. grazie per aver pubblicato questo articolo.