Settimana 46. Di ninna nanne
E’ capitato di nuovo. Perfetti estranei mi raccontano tutta la vita, ogni salita e discesa.
Giovedì un anziano contadino, conosciuto appena un’ora prima, mi ha detto della sua famiglia, dei figli ormai adulti e della moglie con un ginocchio da operare.
Il vento di questa bizzarra stagione soffiava e i suoi capelli bianchi erano neve a congelare tutti gli impegni della giornata.
Sotto un cielo di mille azzurri, mi ha raccontato di come ha cresciuto i suoi tre figli. Il primo non ha voluto studiare e l’ha aiutato nella tenuta, l’altro ha fatto carriera e l’ultima arrivata litigava spesso con la mamma.
Pare che la figlia sia sempre stata un po’ massiccia e che una volta, da ragazza, abbia messo in fuga, nell’aia davanti a casa, i suoi fratelli più grandi al grido di “Vieni qui che ti picchio!”. Gli scherzi bisogni farli alle persone giuste, l’ho sempre detto io…
Durante la nostra chiacchierata il signore si appoggiava ad una pala. Gli lacrimava un occhio, “sto mettendo del collirio per un glaucoma!”.
Di tutto il nostro parlare mi ha preso il cuore il suo raccontare dei figli. C’è un modo unico con cui i genitori danno voce a queste cose. Non lo dico tanto per dire, di papà e mamme ne incontro parecchi nel mio lavoro e quell’inflessione c’è sempre, più o meno invadente, più o meno timida.
Si dicono tante cose belle, condividiamo un sacco di ricordi, ma il modo in cui i genitori pensano ai figli è diverso da tutti gli altri, intensità che è insieme gioia e dolore. Mi sembra la fiducia del cercatore d’oro: tutto e niente può accadere…
Presente quando sollevate i lenzuoli bianchi posizionati contro la polvere sui mobili della casa al mare? Fate entrare aria perché è arrivata l’estate. Ecco i genitori parlano dei loro figli proprio così, come se stessero sollevando quel lenzuolo per scoprire il tavolo del soggiorno, cura e sogni di momenti in cui essere felici.
Se questo sentimento dovesse avere un odore sarebbe quello della lavanda, antico, solido, da bruciare in piccoli mazzetti al solstizio di estate come auspicio di longevità, felicità e pace.
Dei propri genitori si ha uno sguardo troppo ravvicinato, non misurate le mie parole sulla vostra esperienza di figli, bensì su un desiderio prepotente di sapere che una storia andrà a buon fine, che la sua costruzione, pezzo per pezzo, è qualcosa senza errori di grammatica o di struttura.
Non sentite profumo di lavanda?