Max de Bernardi
Strada polverosa…
sono come una strada polverosa,
così sollevi la mia polvere, con te,
e proprio come un vento pigro
la disperdi1
Max de Bernardi ha un cappello come il mio.
Vi siete mai chiesti perchè noi bluesman abbiamo, oltre alla musica, molti altri segni distintivi in comune? Abbiamo tutti lo stesso cappello, lo stesso gilet in pelle, lo stesso paio di scarpe dal collo alto, lo stesso completo buono, anche se vecchio, infilato nella valigia o nello zaino, sempre pronto per qualche occasione speciale. Non è una questione di uniforme, sarebbe una offesa alla nostra intelligenza, credo si tratti semplicemente di stoicismo pragmatico.
Non mettetevi a ridere, è la verità…
Chi è più stoico di noi che ci immaginiamo diabolici incontri notturni in crocicchi isolati dai quali ricaveremo l’abilità necessaria per suonare un inno a Dio come “I’m The Light Of This World”?
E nel nostro stoicismo siamo assai pratici, essendo destinati a strade polverose ci attrezziamo per bene, con scarpe e indumenti adatti e con uno zaino dal quale spunta sempre il manico di una chitarra, ben avvolta nel vestito buono.
Credo di averlo perso il mio vestito buono, ora è in qualche luogo ormai dimenticato nel passato o indosso a qualcuno che ne ha davvero bisogno e a Max de Bernardi il cappello sta meglio che a me. Questo spiega già molte cose…
Ho incontrato Max de Bernardi in una strada polverosa…
Il sito di Veronica Sbergia contiene diversi filmati. In opposizione alla sua esuberanza c’è sempre, vicino a lei, un musicista piuttosto serio, o forse concentrato, o forse che il fuoco non ce l’ha dentro, o nella voce. Il fuoco ce l’ha nelle mani. Mani che vedete correre sulla tastiera con una facilità quasi irritante per noi comuni mortali. Questo musicista dice di chiamarsi Max de Bernardi ma non è vero, si chiama Robert Johnson, è risuscitato e ha imparato a suonare anche l’ukulele, il banjo, il dobro…
Posso affermare con assoluta certezza che a volte la mia incompetenza raggiunge dimensioni inusitate: ma quale Robert Johnson! qui c’e’ molto di più, c’e’ un gusto per l’armonia che può venire solo dal folk, sospetto confermate dalle scelte sempre cantabili dei suoi fraseggi e assoli. Sarò incompetente, ma non sono mica sordo…
Così mi sono andato a guardare il sito di Max de Bernardi (http://www.myspace.com/maxdebernardi) e ho avuto una bella serie di sorprese…per prima cosa ho letto un sacco di nomi che amo molto: Rev. Gary Davis, Doc Watson, Merle Travis, Woody Guthrie, poi ho sentito ancora quella chitarra, e visto di nuovo quel modo di suonare, sempre più irritante nella sua semplice bellezza.
L’unico altro chitarrista che mi provocava un senso di fastidio era il povero, grandissimo, Marcel Dadi, col suo sorrisino e quelle cose che faceva sulla chitarra, per me impossibili.Non è mica invidia, sia ben chiaro, è quel senso di impotenza che ti prende quando scopri di aver ormai raggiunto i tuoi limiti mentre altri ti sorpassano e fuggono via, lontano. È come gareggiare nei 100 metri piani sapendo già che vincerà Carl Lewis. Che senso ha la gara? pensi: “Carl Lewis non dovrebbe neppure partecipare.”
Max suona con irridente facilità cose per me difficilissime e quando suona, leggete bene, è come se stesse componendo un puzzle, tassello dopo tassello vi dipinge una immagine nella vostra mente, sempre meglio delineata e quando l’ultimo tassello finisce al suo posto è come se aveste sempre saputo che sarebbe finito li, perchè il suo posto è proprio quello e non poteva andare da nessun’altra parte. E l’ultimo tassello-nota-accordo rende perfetta l’mmagine nella vostra mente e vi domandate da dove sia venuta, se da quel tizio col cappello da bluesman o da qualcosa che sta parecchio più in alto.
In una famosa intervista, dei primi anni ’60, Bob Dylan espresse un concetto fatto poi proprio da diversi altri musicisti, alcuni anche nostrani, e cioè che lui non scriveva realmente le canzoni che cantava: queste esistevano già da qualche parte e lui si limitava semplicemente ad afferrarle e trascriverle, prima che lo facesse qualcun altro. Mi piace pensare che anche per Max de Bernardi funzioni così, che quel che suona esista già, che fluttui nell’aria e che lui se ne impossessi, sempre, un attimo prima di me…
Comincio a credere che Bob Dylan stesse prendendo in giro il giornalista che lo intervistava…
Gli arrangiamenti di Max de Berandi sono semplicemente perfetti, vorrei usare superlativi specifici, ma forse renderebbero quel che scrivo meno credibile, renderebbero me meno credibile e potrei anche prendermela. Non sono un ragazzino e di musica ne ho ascoltata a quintali, nella mia vita, vi basti quindi sapere che considero Max davvero bravo, molto molto bravo e che se fossi un ragazzino e volessi un riferimeento, un insegnante, non vorrei nessun’altro se non Max de Bernardi. Lui sa tutto quel che mi potrebbe servire.
Max de Bernardi e io ci siamo seduti ai lati opposti di quella strada polverosa. Togliendoci gli zaini a entrambi è caduta in terra una copia di “Questa terra è la mia terra” di Woody Guthrie.
Ascoltando l’ultimo disco di Max ho avuto altre sorprese. Ho scoperto che è un ottimo cantante, con una voce non allineata ai classici canoni del blues moderno ma deliziosamente old-style, testimonianza della sua passione, e studio incessante, per il blues pre-war, e come abbiamo già detto non c’è solo blues. Suona i suoi soliti strumenti con i quali è solo, davanti al microfono. Ed ecco che un’altra immagine che si presenta, evocata dalle leggende e dalle testimonianze di nostalgici testimoni, quella di Robert Johhnson, di nuovo, con la chitarra, una sedia, un microfono, il suo completo buono e una trentina di canzoni da registrare. Vi sta venendo voglia di ascoltare il disco? preparatevi perchè Max suona molto meglio di Robert Johnson. Ascoltando le canzoni di Max sono tornato improvvisamente adolescente e mi sono ricordato di quando con i pochi soldi che avevo in tasca riuscii a comprare, in offerta, ben due dischi di Woody Guthrie e, giunto a casa, mentre andavano sul giradischi, mi sentii come trasportato in qualche campagna, brumosa, accovacciato su una scarpata ferroviaria, assetato su una strada polverosa. La stessa sensazione l’ho provata ascoltando il disco di Max e confesso anche che ascoltando “Take your Burden To The Lord” (credo di Washington Phillips) mi sono anche un po’ commosso…la capacità di evocare ricordi, sensazioni, immagini, è un dono straordinario per un musicista, ce l’hanno in pochi e quei pochi che ce l’hanno meritano tutta la nostra attenzione, se non vogliamo concedergliela quelli che ci perdono siamo noi.
Il disco si chiama “How Can You Keep On Moving” ed è un piccolo tesoro. Contiene ben 20 splendide canzoni intrpretate nel magico modo che spero essere stato in grado di descrivervi. Se odiate la musica, detestate il blues e non avete un briciolo di fantasia allora potete anche farne a meno, altrimenti correte ad acquistatarlo presso il Mercatino dell’Ukulele.
La strada è davvero polverosa, e di leggere “Questa terra è la mia terra” non se ne parla, anche perchè entrambi lo conosciamo praticamente a memoria. Potremmo è vero tentare una Jam, ma decido di sottrarmi dal momento che a Max de Bernardi io potrei al massimo lucidargli la chitarra. Così abbiam pensato di farci quattro chiacchiere.
Manodipietra intervista Max de Bernardi
(Manodipietra) In una tua intervista, reperibile su youTube, parli dei tempi andati, di quando per tirare giù i pezzi di chitarra si andava avanti e indietro con la puntina del giradischi, rivinando puntina e dischi…è una immagine piuttosto familiare, almeno per me. Come ti sei ritrovato sulla puntina di quel giradischi? cosa ti ha spinto a volere imparare a suonare uno strumento?
(Max) Forse il fatto che sono cresciuto in un cosiddetto quartiere “difficile” di Milano dove negli anni ’70 potevi avere un “non futuro” come tossicodipendente o diventare un noto delinquente! Diciamo che la musica è stata un ancora di salvezza per stare il più possibile lontano dalla strada e concentrare le tue energie verso qualcosa di positivo; e poi per natura a me è sempre piaciuto essere “contro” le cose che facevano tutti quindi gli altri giocavano a pallone e io imparavo a suonare!
(Manodipietra) Io vengo da Mirafiori, Torino, che anch’esso era un quartiere piuttosto difficile e capisco perfettamente cosa intendi dire. E mi rendo conto solo adesso che avrei dovuto fare una scelta come la tua, invece, non riuscendo a scegliere tra pallone e chitarra sono rimasto scarso in entrambe le discipline!
Parlando di chitarra, hai iniziato da subito col fingerstyle o ci sei arrivato per gradi?
(Max) Ho iniziato con la chitarra acustica a suonare le solite cose che si suonavano allora a partire da Guccini passando per Simon & Garfunkel e Neil Young fino ad approdare al primo disco degli Hot Tuna che mi fu consigliato da un amico. Da li, dopo aver letto che alcune canzoni di quel disco erano firmate da tal Rev.Gary Davis comprai un suo doppio vinile e da lì ho pensato : “è così che voglio suonare la chitarra!”… e allora via a raschiar vinili con la famosa puntina sopracitata per trovare il modo di imitare quegli strani suoni di chitarra che uscivano dallo stereo!
(Manodipietra) Accidenti, un altro punto in comune, il primo disco degli Hot Tuna del grande Jorma Kaukonen. Io proprio non mi ci raccapezzavo, forse ero solo troppo giovane oppure non avevo una volontà come la tua…
Quali sono state le esperienze, in ambito musicale, più importanti della tua vita? quali ti hanno arricchito maggiormante e quali ti han lasciato deluso?
(Max) Citarle tutte sarebbe un elenco senza fine…ti dico solo che io ancora adesso ho l’entusiasmo di arrichirmi in quasi tutte le situazioni musicali che mi capitano e nello stesso tempo di deludermi quando scopro che alla musica, in Italia specialmente, non viene dato il peso che merita.
(Manodipietra) O forse viene dato peso alla musica e ai musicisti sbagliati. Credo si tratti di scelte politiche, più che artistiche.
I tuoi arrangiamenti e il tuo modo di suonare, anche nelle parti soliste, mi piacciono molto. Ci vedo una bellissima fluidità che, nella mia mente, visualizzo come “circolare”. Hai mai pubblicato le tue trascrizioni? se non lo hai fatto pensi di farlo?
(Max) Non le ho mai pubblicate anche perché non suono mai la stessa cosa uguale due volte e poi perché scrivere le tabs mi annoia a morte.
Tutto quello che ho imparato l’ho imparato “istintivamente” dai dischi e dagli altri musicisti. Le tabs le ho abbandonate quasi subito e anche ai miei allievi “insegno” a suonare “istintivamente” perché solo così riesci a essere” personale” nei limiti del possibile!
(Manodipietra) Questo approccio credo funzioni meglio in presenza di un grande talento, le gente che non ne dispone a sufficienza è assai probabile che non possa fare a meno dello spartito…
Come è nato il tuo sodalizio, che personalmente ritengo strepitoso, con Veronica Sbergia?
(Max) Ci siamo reincontrati casualmente dopo anni ed è subito nata un intesa “sentimentalmusicale” tra noi! Lei veniva da differenti esperienze musicali e dopo che ha incominciato a sentire i miei cd e a strimpellare i primi accordi sull’ukulele abbiamo unito le nostre capacità per dare vita a un progetto musicale che per il nostro paese è abbastanza “originale”.
(Manodipietra) Parlaci degli strumenti che suoni abitualmente, hanno una storia, delle particolarità?
(Max) In questo momento suono preferibilmente una National Estralita Deluxe e svariati ukes di vari formati e varie marche (Ohana & Martin). Suono spesso anche un mandolino Fender a goccia e una Martin 000. Ormai raramente, solo quando me lo chiedono, suono “elettrico” e suono una elettrica con body e manico Yamaha, pick ups Di Marzio, vibrato Bigsby! Un autentico “mostro” blu elettrico” da ben 200 euro con montate delle corde giganti e un action da brivido che riesco a suonare solo con l’ausilio del capotasto mobile alla “super vecchia”! Per amplificare i miei strumenti acustici e la voce uso solo un microfono panoramico (che usano anche gli altri membri della string band) e no monitors.
Non sono mai stato molto “attaccato” agli strumenti in particolare, li ho sempre venduti e scambiati e comprati senza rimorsi e non mi interesso di chitarre in generale nel senso che non sono un esperto di modelli vintage o di numeri di serie o quant’altro.
(Manodipietra) Il Bigsby non mi dispiace, anche se non lo si usa fa la sua bella figura, ma mi vengono i sudori freddi pensando all’action: se su una elettrica mi supera i tre millimetri, al dodicesimo tasto ho crisi di identità.. Sperimenti con accordature particolari o sei fedele alle accordature standard?
(Max) 90% standard, eccetto quelle poche volte che suono con lo slide e in quel caso accordo in open G/A o open D/E
(Manodipietra) Ai miei lettori io consiglio le corde Martin, perchè sono corde “proletarie”: costano poco, durano tanto, suonano bene, credo che per il blues, inteso come modo di vedere la vita oltre che come genere musicale, sia abbondantemente sufficiente. Ma come Veronica Sbergia anche tu consigli le corde Aquila e, come a lei ti faccio la medesima domanda: per quale ragione dovrei provare le corde Aquila?
(Max) Perché suonano meglio delle altre! Eppoi anche perché una volta tanto in Italia abbiamo un artigiano che lavora con passione e dedizione da anni per fare un prodotto superiore a quello dei “soliti” americani.
(Manodipietra) Su questo concordo, che le si usi o meno la Aquila Corde Armoniche è una delle poche aziende delle quali noi italiani dovremmo andare orgogliosi. A proposito di corde, che scalatura usi sul dobro? (aspiranti suonatori di dobro, prendete nota)
(Max) Di solito la muta la compongo io, non esistono mute già pronte con la mia scalatura che al mi basso puo essere da 56 a 58. al la 47/48. al re 36/38, al sol rigorosamente 026 non avvolto, al si 018 e al mi cantino 016. Non usando amplificazione a jack per nessuno dei miei strumenti ho bisogno di volume e di un sound il più possibile corposo.
(Manodipietra) Chiaramente ami, come me, Woody Guthrie. Questo amore è esclusivo o si estende a tutta la sua famiglia: Bob Dylan, Pete Seeger, Phil Ochs, Ramblin’ Jack Elliot? (hai sentito la versione di Elliot di “Just Like Tom Thumb’s Blues” di Dylan? a me me piace in maniera quasi ossessiva)
(Max) Assolutamente a tutta la sua famiglia! A richiesta io faccio anche uno spettacolo “tribute” su Woody Guthrie che è stato e rimane una delle mie più grandi influenze.
(Manodipietra) Per concludere vorrei che parlassi un po’ del tuo ultimo disco e che ci anticipassi qualcosa sui tuoi progetti futuri.
(Max) Il mio ultimo disco si chiama “How can you keep on moving” ed è stato registrato completamente in solitaria dal vivo in studio con il solo ausilio della National e di uno uke “concerto”. L’ho registrato con la mia solita politica che consiste nel sedersi davanti ai microfoni e registrare una quarantina di pezzi senza mai rifare lo stesso pezzo due volte e alla fine mettere su cd quelli che sono venuti meglio. È un disco “onesto” per chi ama la musica suonata in modo spontaneo e senza fronzoli e lo consiglio anche a quelli che non sanno niente di blues acustico e lo possono usare come introduzione per andarsi poi a sentire gli “originali” ! Lo potete trovare ai miei concerti oppure sul sito “Il Mercatino dell’ukulele” o sul sito “Ukulele division” in Francia. Per quanto riguarda i progetti futuri cercherò di focalizzare le mie energie per suonare il più possibile all’estero dove la nostra musica viene apprezzata maggiormente dal pubblico e i promoters sono interessati non solo alla musica “elettrica ad alto volume” ma anche a quella ” acustica a bassi volumi”.
La strada è ora davvero polverosa, troppo, gli occhi bruciano e il vento fischia forte al punto che quasi non udiamo più le nostre voci, così saluto Max de Bernardi ed entrambi ritorniamo al nostro cammino.
Tanto lo sappiamo che ci sarà un’altra strada polverosa dove ci reincontreremo e dove per riposarci un po’, scambieremo ancora, volentieri, quattro chiacchiere.
- da una antica canzone blues di Manodipietra, scritta in pessimo inglese e ritradotta in pessimo italiano [↩]
Sono contento che questo articolo piaccia, in realtà è del novembre 2008 ed è stato re-inviato per sbaglio su faisbuc a causa di lavori di “manutenzione” sul sito….