Ma non è una malattia
Credo proprio che non vi parlerò della bellissima canzone usata come titolo di questo scritto perchè, ora come ora, abbiamo ben altro di cui occuparci, e se avete pensato alla pandemia ci avete preso in pieno. Bravi.
Ci par di avere i sintomi, anzi no, li scorgiamo nei passanti, nei vicini di casa, nei mezzibusti televisivi e non sappiamo cosa fare, come muoverci o, come diceva il caro vecchio Sacha Distel, che santo pregare.
La paura è quella di essere contagiati e di non saperlo inoltre, trattandosi della malattia più terribile manifestatasi a memoria d’uomo, cari i miei 7 lettori, la paura è ampiamente giustificata anche se, dobbiamo dirlo, l’eventuale cura, per quanto lunga e tediosa, non abbisogna di medici e infermieri: è sufficiente acquistare alcuni classici della letteratura (tra i quali non deve mancare Dante Alighieri), un buon dizionario e un certo numero di CD tra i quali mi permetto di consigliare titoli a caso di Gioacchino Rossini, Wolfgang Amadeus Mozart, Giacomo Puccini, John Coltrane e, perchè no, Frank Zappa. Conviene specificare, considerando l’argomento della trattazione, che i libri vanno letti, i CD ascoltati molte volte e, soprattutto, il dizionario va consultato senza vergogna perchè sapere di non sapere è già sapere qualcosa, o no?
Stiamo parlando, spero si sia compreso, dell’Analfabetismo Funzionale, la malattia che sta decimando i cervelli degli italiani da oltre trent’anni e contro la quale sembra sia impossibile vincere, a meno di non adottare la rivoluzionaria terapia poc’anzi citata.
Quando si è insinuato tra di noi questo male subdolo e malandrino? non saprei dirlo, personalmente credo lo abbiano introdotto i bamboccioni degli anni ’80, quelli serviti e riveriti da genitori che pensando di fare un passo avanti educativo, rispetto alla propria esperienza personale, ne facevano in realtà due indietro, plasmando fragoloni che andavano in crisi quando dovevano uscire dalla Costa Brava e confrontarsi con il mondo reale e che di conseguenza hanno insistito perchè la Costa Brava si trasferisse qui da noi.
Da allora le cose sono peggiorate assai: alcuni degli studi più recenti ci dicono che l’Analfabetismo Funzionale, nel nostro paese potrebbe attestarsi intorno al 28% della popolazione mentre altri, più pessimisti, indicano come percentuale un pauroso 47%. Io credo che questi numeri siano addirittura ottimistici e che il fenomeno sia assai più diffuso di quanto si immagini, in primo luogo perchè i parametri che che ci permettono di riconoscerlo sono stati definiti nella metà degli anni ’80 e per forza di cose dovrebbero essere rivisti e ampliati, in secondo luogo perchè alle due categorie principali di Analfabeti Funzionali, cioè quelli semplici e quelli di ritorno (cioè coloro che lo sono diventati dopo aver conseguito un titolo di studio) bisognerebbe aggiungere, secondo il mio umilissimo e personalissimo parere, quelli che mi piacerebbe chiamare “di andata”, ovvero coloro che, pur essendo già Analfabeti Funzionali a tutti gli effetti, sono riusciti a conseguire, bene o male, un titolo di studio zigzagando tra le maglie aperte del nostro sistema scolastico.
In ogni caso se anche tutte le mie convinzioni fossero errate e se addirittura errati fossero gli studi che individuano il 47% come percentuale, rimarrebbe quello che ci offre il 28% che, se non lo si fosse capito, assegnerebbe più di un italiano su quattro alle schiere dell’analfabetismo funzionale. Per avere una panoramica della drammatica situazione date una occhiata ai social o alle recensioni online che i nostri baldi compatrioti elargiscono generosamente su siti i quali le richiedono, e iniziate a rabbrividire (oppure a sganasciarvi dalle risate). Come dite? non ci trovate nulla di strano? Ah, ecco, bella giornata, vero?
Ma perchè associo questi pensieri alla leggendaria canzone Ma non è una malattia di Gianfranco Manfredi che parla proprio dell’opposto cioè del desiderio di crescita umana e intellettuale, a metà anni ’70, a dispetto del conformismo che da lì a pochi anni avrebbe trionfato e ridotto gli italici cervelli come vagamente descritto prima? e perchè dovrei rispondervi? non ho diritto anche io come tutti gli altri al mio bell’Analfabetismo Funzionale? Sì? e allora permettetemi il classicissimo e abusatissimo, di questi tempi bui e ignorantelli, salto di palo in frasca in favore di alcuni pensieri di carattere musicale questa volta, e vieppiù, estremamente personali, proprio come piace a voi.
C’è un momento nella vita d’ogni donna, d’ogni bambino, d’ogni animale e perfino in quella d’ogni uomo, nel quale occorre fermarsi per fare alcune considerazioni legate, in qualche modo, al percorso intrapreso per raggiungere quello specifico momento. Le domande che ci si pone durante queste riflessioni son quelle consuete: esiste Dio? l’universo è finito? cosa c’è dopo la morte? è meglio la panzanella o la ribollita? ma le unghie stan meglio rosse o azzurre?
Non noto per intelligenza, per aspirazioni artistiche o per talento musicale, io son rimasto sempre nel solito angolino a farmi gli affari miei, mangiando chili di panzanella con le unghie ben limate e sperando nell’esistenza di Dio così che Lui in persona, nel lontanissimo giorno nel quale ci incontreremo, possa illuminarmi sui misteri dell’universo.
Oggi, in modo del tutto inatteso mi sono svegliato con un interrogativo esistenziale che mi ha tormentato fino al momento di mettermi al computer per parlarvene e di conseguenza poter tornare all’agognata pace: “ma quali sono i miei dieci gruppi preferiti?”
E’ superfluo sottolineare che i gruppi in questione non sono quelli di sostegno ai sofferenti di varie patologie (anche se qualcuno sostiene che dovrei frequentarne diversi) né quelli d’acquisto, tanto di moda in questi strani e poco a fuoco tempi moderni. I nostri gruppi sono quelli musicali, che sia ben chiaro, io non possiedo mezzi culturali per parlare d’altro, fatevene una ragione miei cari 7 lettori.
Tu, proprio tu seduto vicino a quella riproduzione di Tamara de Lempicka (non domandarmi il titolo in considerazione del fatto che hai appena letto il paragrafo precedente) ti stai chiedendo perchè questa classifica non debba contenere anche artisti solisti e la risposta che mi sento di darti è: non lo so. L’Interrogativo Esistenziale (d’ora in avanti IE) appena palesato si è subito riferito alle band e non ho avuto il coraggio di fargli troppe domande, chi lo sa come reagirebbe un IE se messo sotto pressione? Comunque i miei solisti preferiti li conoscete, sono Dylan, Guccini, Zucchero, Sylvie Vartan, John Coltrane, Mike Oldfield, Ry Cooder e tutti gli altri.
Per non farla troppo lunga dopo che l’IE si è manifestato, proprio prima della colazione, ho capito che in questa classifica non potevo inserire la trimurti Beatles, Rolling Stones, Who perche son nomi che vanno oltre le classifiche, son l’equivalente musicale dell’anima per la religione, li abbiamo tutti nel cuore e se qualcuno di voi non li ha si dia una mossa finchè è in tempo, non conviene poi trovarsi davanti al Padreterno privi di anima.
Quindi dopo tanto attendere, e priva della trimurti del rock, eccovi la classifica dei dieci complessi (lo so non si usa più chiamarli così ma che ci volete fare? sono un nostalgico) preferiti dal vostro amichevole Manodipietra di quartiere:
- The Carter Family. Ogni amante della musica moderna, che la si chiami Country, Pop, Rock, Rap, Trap, Pip, Zup o Gnup, dovrebbe conoscerli perchè se si dimentica il proprio passato non si capisce il presente e il futuro diventa automaticamente oscuro, nebuloso e infine pericoloso. Non voglio darvi dettagli tecnici o storici perchè non ne usciremmo vivi e comunque non prima della fine dell’anno, vi basti sapere che nei miei momenti peggiori è sufficiente che mi infili le cuffie e faccia partire una canzone a caso della Carter Family e poi aspettare il momento in cui Maybelle doppia, un ottava sopra, la voce di Sara. Ecco, in quel preciso momento comincio a stare meglio.
- Nightwish. La musica che io amo di più è sicuramente il Rock’n’Roll, forse perchè me la porto dietro dall’infanzia forse perchè è più libera del blues ma in questa classifica il Rock’n’Roll non è rappresentato e il motivo lo si evince guardando la classifica stessa: ascolto ogni cosa e in ogni cosa ci trovo qualcosa di bello, a volte è talmente bello che scala diverse posizioni nella mia personale Hit Parade al punto da rischiare di rimanerci per sempre, così come è successo ai finlandesi Nightwish che, per la critica, suonano Metal Sinfonico. Io credo che loro siano molto oltre il Metal e che le loro composizioni semplicemente debbano essere definite Musica Contemporanea perchè l’impressione che danno è quella di venire da un posto superiore, in alto, dove solo i più grandi possono volare. Il loro mix di cantato lirico e assenza di inutili virtuosismi strumentali fa a cazzotti con l’headbanging che sempre, nei loro concerti, si scatena sotto e sopra il palco, ma è un dettaglio completamente inutile, davanti alla maestosità delle opere che ci regalano. Sono al secondo posto solo perchè la famiglia Carter occupa il primo per diritto divino.
- Grateful Dead. Molta musica dei Grateful Dead annoia, lo so, ma è quella che suono anche io, pur se non in elettrico: divagazioni infinite a partire da qualcosa di più o meno definito. I Grateful Dead sono il simbolo della cultura hippie, più che una band sono sempre stati una comunità, un ideale, e come tali andrebbero considerati. Jerry Garcia è un monumento alla musica e alla fratellanza. Cosa vi serve di più?
- Tuba Skinny. Se c’è una band che, alla distanza potrà insidiare il primato della Carter Family è quella dei Tuba Skinny. Se sono solo al quarto posto è perchè li conosco da relativamente poco tempo e ho dovuto costringermi a un complesso ragionamento critico/logico per convincermi a non piazzarli subito al vertice. Parliamo di New Orleans ma dimenticate i vestiti gessati o gli abiti di scena tutti uguali di Louis Armstrong e della sua band, i Tuba Skinny sembrano più un gruppo di hippy che una classica band di jazz tradizionale e forse, chissà, hippy lo sono davvero e questo spiegherebbe il fatto che nella mia mente li vedo in qualche modo simili proprio ai Grateful Dead anche se vi chiedo, per cortesia, di non soffermarvi troppo su questa idea, lo sapete bene che son svanito. Come detto i Tuba Skinny vengono da New Orleans e il loro repertorio abbraccia quello classico/tradizionale del jazz con sconfinamenti (e conseguente adattamento al loro stile) nel blues e territori limitrofi. La polistrumentista Shaye Cohn è la leader più o meno riconosciuta della compagnia nella quale spicca anche Robin Rapuzzi, che banalmente potremmo definire come il Jimi Hendrix della washboard. Il resto sono musicisti eccezionali e jazz talmente caldo da usare al posto del riscaldamento d’inverno e per prendere fuoco d’estate. Vi consiglio vivamente di cercarli su YouTube che vi regalerà centinaia di video entusiasmanti e di comprare la loro musica su Bandcamp. I Tuba Skinny fanno tour internazionali (sono stati anche a Umbria Jazz) e non disdegnano di suonare nei locali di New Orleans ma è la strada, principalmente Royal Street, il posto ove più amano esibirsi e dopo qualche ascolto, se siete appena appena un po’ umani, la voglia di farvi un giro nella magica citta della Luisiana prenderà anche voi.
- Babymetal. Tre ragazze giapponesi che ballano in maniera travolgente cantando uno spensierato J-pop con una base di inarrestabile Doom Metal. Avete mai immaginato nulla di più strano? Io no e ne sono rimasto folgorato, così come negli anni ’80 rimasi folgorato dai Sigue Sigue Sputnik senza capire il perchè. Provate a dare una occhiata alle tre ragazze del sol levante e, nel caso, fatevi folgorare pure voi.
- Kitty, Daisy & Lewis. Io adoro Kitty, Daisy e Lewis. Si tratta di tre fratelli anglo indiani che fanno una musica retrò con un approccio moderno, che si dividono tra vari strumenti e che rendono difficile l’incasellarli in qualche genere specifico. Amo particolarmente il modo nel quale Daisy suona la batteria tenendo il ritmo con tutto il corpo, ma anche gli altri due non scherzano. Vi invito a seguirli sul web e a comprare i loro dischi, la qualità sprigionata dal trio potrebbe togliervi la vista proprio come quando, in piena notte, qualche coglione vi spara i fari abbaglianti in faccia. Nel caso di Kitty, Daisy e Lewis non correte il pericolo di finire fuori strada ma, magari, di trovarne finalmente una.
Ecco cari i miei 7 lettori, la classifica dei dieci gruppi preferiti dal Manodipietra è purtroppo terminata, anche se ha solo sei posizioni. Tutto ciò vi lascia perplessi? qualunque cosa pensiate ricordate che, come diceva il bravo Gianfranco Manfredi, questa non è una malattia (o forse sì?).