Band on the run
Al fondo di via Tripoli c’era un negozio di musica, musica in senso generale in quanto vendeva tutto quello che in commercio era reperibile sul mondo delle sette note: giradischi, dischi, spartiti, strumenti, accessori e via così. Non so con esattezza quando l’esercizio cessò le attività, so solo che per un po’ non l’ho frequentato e poi un giorno, passando di lì, mi sono accorto che al suo posto c’era qualcos’altro. Il gestore era giovane e si comportava da tale, quindi prima di venderteli, i long playing te li faceva ascoltare commentandoli insieme a te, inoltre era sempre pronto a dare un sacco di consigli e suggerimenti vari: comprai un giorno uno spartito, che da poco avevo cominciato a strimpellare la chitarra, ma quando lo aprii rimasi di stucco perchè invece dell’indicazione degli accordi, sul pentagramma c’erano scritte delle lettere e fu proprio lui a spiegarmi che quello era il modo in cui gli anglosassoni chiamavano le note e a scrivermi sul bordo l’equivalente italiano. Eravamo nel ’71, credo, e probabilmente lui e io eravamo gli unici in Italia a tirarsi giù le trascrizioni usando quel tipo di notazione. Insomma, quello era un gran bel negozio e mi pare che fu proprio lì che Steve Hackett andò a comprarsi una nuova chitarra quando ai Genesis rubarono gli strumenti a Torino, anche se non metterei la mano sul fuoco su quest’ultima notizia nel senso che non sono davvero sicuro che Steve Hackett sia andato proprio lì, né sono sicuro che ai Genesis rubarono gli strumenti e se avvenne non è detto che fu proprio a Torino. Insomma, gli anni sono passati e io son svanito, che volete da me?
Curiosamente, ma neanche tanto visto che ormai sapete bene con chi avete a che fare, non ricordo più il nome del negozio, ma ricordo che fu lì che mi innamorai degli Sweet ascoltando Burn on the Flame, il retro di The Six Teens per intenderci, singolo che comprai all’istante solo per accorgermi qualche ora dopo, parlando con certi amici, che i veri alternativi non ascoltavano affatto Glam Rock. Io ho comunque continuato a farlo con somma gioia alla faccia dei sapientoni dogmatici e incompetenti.
Nel ’73 avevo una discreta collezione di incisioni a 45 giri ma non possedevo ancora neppure un LP quindi, avendo messo via qualcosa come 1500 lire, decisi che era giunto il momento di ovviare a questa grave lacuna. Ovvio che da lì a breve tutti i miei risparmi sarebbero andati ad acquistare dischi a 33 giri di ogni epoca, genere ed omissioni ma quel giorno, col mio bel danaro in tasca, andai al negozio di dischi che preferivo e chiesi, come sempre, consiglio al negoziante. Lui mi indicò, sul bancone, una copertina molto bella che raffigurava, colte da una luce della polizia, un bel po’ di persone un secondo prima di fuggire in ogni direzione. Con un sogghigno fece partire la musica e, insieme, ascoltammo tutta una canzone.
Meraviglioso vero? disse alla fine.
Ma questo non è mica Paul McCartney? domandai dubbioso.
Certo che sì! rispose compiaciuto, chi altri?
Io odiavo Paul McCartney, lo odiavo fino all’ultimo bullone: se non fosse stato per lui che non poteva sopportare Yoko Ono i Beatles sarebbero stati ancora insieme, quindi consigliai al mio amico di telefonare al baronetto inglese e di concordare con lui un bel pomeriggio di pesca alla trota sul Kilimangiaro.
Sul bancone c’era un altro disco, con una copertina meravigliosa, che chiesi di ascoltare. Il primo brano mi stese letteralmente, era il classico Jerusalem suonato all’organo con una furia inaudita e accompagnato da una batteria che non teneva semplicemente il tempo ma che seguiva la musica, un po’ alla Keith Moon per capirci, ma in maniera più tranquilla e contemporaneamente pretenziosa.
Lo prendo, gridai, cosè?
Emerson, Lake & Palmer, rispose sconsolato il negoziante tristanzuolo, roba senza né cuore né anima, è tua per 1600 lire.
Effettivamente 1600 lire per Brain Salad Surgery non erano molti, ma io ne avevo solo 1500 e il disco andai a comprarmelo alla Standa.
Ora vi domanderete, cari i miei 7 lettori, come mai questo articolo non si intitola Jerusalem o Burn on the Flame. Cosa posso dirvi? gli anni son passati e mi sono accorto che Paul McCartney non era poi così tanto male…